Dopo che dalla storica casa madre in Sant’Ambrogio, Cibrèo Caffè aveva raddoppiato anche nel centro storico di Firenze nell’iconico Helvetia&Bristol, ha aperto ora anche il nuovo Ristorante Cibrèo Firenze. Il locale è gestito da Giulio Picchi a cui il padre Fabio, fondatore, inventore e iconico animatore dell’intera casa Cibreo, ha da qualche tempo trasferito il business di ristorante, trattoria, Cibleo e Caffè, tenendosi solo il negozio di alimentari biologico C.Bio.
Largo ai giovani
Il ristorante occupa l’ala più recente in cui si è ampliato l’Hotel della Starhotel, insieme alla nuova Spa che aprirà a breve. L’ingresso è su via Vecchietti, e la sala affaccia su via del Campidoglio con enormi vetrate che la inondano di luce. Come ha spiegato Giulio Picchi, l’obiettivo è di attrarre turismo di qualità ma anche fiorentini che – c’è da augurarsi – non disdegnino ritrovarsi per consumare un pasto di alta cucina a due passi da Palazzo Strozzi, oltre ad accogliere a pranzo chi lavora in centro e non avrebbe tempo di andare fino al ristorante in Sant’Ambrogio.
Il nuovo Cibréo Ristorante dell’Helvetia, abbastanza grande da accogliere eventuali ospiti della nuova sala riunioni dell’hotel, è arredato con citazioni del quartiere generale di Sant’Ambrogio, come le poltroncine in velluto rosso, acquistate da Picchi ai tempi del rinnovamento della platea della Pergola, che arredano il Caffè di via del Verrocchio. A rendere ancora più sofisticata ed unica la nuova apertura è lo scenografico Cocktail Bar, che domina la sala principale del ristorante con il suo bancone in marmo giallo di Siena. Lungo nove metri e con le bottiglie nel fondo, retroilluminato e con dei piccoli tavolini, ideale per per bere un bicchiere o assaggiare paté, acciughe e carciofini, è questa l’attrattiva studiata per attrarre i clienti più giovani. Un obiettivo che ci si è dati considerando l’età media dei frequentatori del ristorante di Sant’Ambrogio, che va da 35 a 75 anni.
Il menu tra tradizione e innovazione
Su questa falsariga, il menu è a metà strada tra sentimento e innovazione: “Il babbo ha inventato tutto in Sant’Ambrogio, e lì giustamente continua a supervisionare i menu”, sottolinea Picchi in una intervista a la Repubblica. “In centro invece sarà la mia palestra dove conserverò molto dell’originale ma aprirò alla ricerca, pur mantenendo la cifra fondamentale del Cibreo che è la qualità delle materie prime”. Detto fatto: al nuovo Cibréo fa il suo ingresso la pasta, ma solo crespelle fiorentine, accanto a ricette di verdure a chilometro zero “che siano, per il mezzogiorno, veri piatti e non solo contorni”, mentre accanto ai classici, sono stati introdotti nella lista dei vini alcuni sperimentali, bio in primis.
Due i percorsi gastronomici principali della porposta attuale: “L’Italia in un Boccone”, da assaporare in compagnia, e “‘L’Italia da Gustare” pensati per rendere omaggio alle migliori delizie del nostro territorio.
Sviluppo internazionale
Il ristorante all’Helvetia, realizzato con un investitore, la società Vitanova, sarà la piattaforma per portare il Cibreo nel mondo: “Il mio sogno rimandato per via della pandemia che però con la sua pausa mi ha permesso di preparare al meglio questa novità che serve anche a impedire che anche un solo nostro dipendente perda il posto per via del Covid”, ha concluso Picchi.