Eppur si muove: la ristorazione non ci sta ad arrendersi a pandemia e divieti. Neppure nella – spesso – di rosso colorata (in senso sanitario) Milano. Non mancano infatti gli imprenditori che, all’ombra della Madonnina, non solo resistono ma rilanciano. Vediamo chi, dove e cosa.
Evidentemente in linea con (o convinto porti bene) il famoso detto non c’è il due senza il tre, dopo aver rilevato nel 2000 con il fratello Giuseppe dai romagnoli Metalli il locale A’ Riccione, il primo ristorante di pesce meneghino, Dante Di Paolo ne ha portato adesso i piatti di pesce sul Brian&Barry Building di Milano. Il format nasce dall’esperienza del bistrot di via Procaccini e dell’Asola a Terrazza 12, la location in San Babila che domina lo skyline milanese proprio laddove adesso è “salita” la cucina mediterranea del ristorante A’ Riccione.
“Un progetto che non mi sentivo di rimandare ulteriormente”, dice l’imprenditore abruzzese. “La nostra clientela ci premia con il delivery, ho fiducia che ci ricompenseranno anche per il nuovo locale e lounge bar”.
I piatti proposti dal locale sono i classici del Riccione: pesce crudo e i richiestissimi sogliola marinata e branzino spinato. Ai fornelli lo chef della casa, Marco Fossati. Per ora l’offerta si limita al delivery, e i lavori di sistemazione della location proseguono in attesa del ritorno dei clienti, che secondo Di Paolo faranno di Milano “la capitale d’Europa”.
Ristorazione: ottimismo in tavola
Sprizza ottimismo anche Marcello Rizza, patron del brand Quore Italiano, che per la città prevede, finita l’emergenza, “un grande rilancio in tutti i settori: la gente ha voglia di rivivere”. Da parte sua, l’imprenditore anticipa il futuro e, pochi mesi dopo l’inaugurazione del nuovo corso dell’insegna Al Mercato in via Sant’Eufemia che ha rilevato con Beatrice Beani, in controtendenza rispetto al periodo storico ha aperto Al Mercato Steaks & Burgers in corso Venezia, dentro Palazzo Serbelloni. E’ qui che lo chef italoamericano Eugenio Roncoroni ha trovato il modo di far andare d’accordo la carne, declinata in versione “steaks” e “burgers” (della Macelleria Motta), e le verdure (di stagione) cucinate al kamado, una griglia giapponese a carbone. Largo spazio alla contaminazione franco-americana, che interessa la cucina, il servizio e lo stile delle tre sale attigue in cui è articolato il locale, che è in stile newyorchese, dominato da piastrelle di ceramica verde lucido.
I cuneesi Andrea Pirotti (“nipote d’arte” e già ideatore del format Bove’s), Denise Di Meola ed il barmanager barese Domenico Cannillo sono invece i fondatori di Carne – Diversamente Macellai, un “one thing restaurant” dove al cuore del menu c’è il taglio piemontese lombatello, presidio Slow Food. Durante i lockdown, i Nostri portano direttamente a casa in tutta Italia con le Special Box, piatti semipronti da finalizzare nella propria cucina. All’interno, ingredienti ricercati, porzionati, anti spreco di cibo e… soldi. La preparazione è spiegata passo passo con immagini ad hoc.
Ristorazione nonostante tutto
Sempre sul fronte “aprire nonostante tutto”, Matias Perdomo e i soci Thomas Piras e Simon Press hanno alzato la saracinesca a Roc–Rosticceria Origine Contraste e ad Empanadas del Flaco, un format stret food con passaporto sudamericano, ma in salsa gourmet. Ci sono poi Nosh, gelateria sostenibile di ultima generazione in zona Santa Maria delle Grazie; Tunas, una pescheria con annessa gastronomia di pesce; Antico Vinaio, che ha portato i suoi panini big size in via Lupetta direttamente da Firenze.
Insomma: non è certo il ruolino di marcia della ristorazione pre Covid, ma se son rose…
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