Planet Farms e Da Vittorio dall’ottobre 2022 collaborano nella prima vertical farm dedicata a un ristorante 3 stelle Michelin: realizzata a Brusaporto, nel parco della Cantalupa sede del ristorante della famiglia Cerea, rappresenta una innovazione a livello mondiale, un nuovo modello di “farm to table” su misura, con due camere di crescita visibili dall’esterno tramite grandi oblò. Ogni camera è suddivisa in sei aree su tre livelli, ciascuna indipendente, per poter ospitare diverse famiglie di colture.
Rivestita in larice all’esterno per integrarsi con l’ambiente, all’interno, utilizzando tecniche di agricoltura idroponica “fuori-suolo”, si coltivano varie tipologie di basilico, baby-leaves e altre varietà specifiche, compresi micro-greens, in base alle richieste in continua evoluzione degli chef Cerea.
“La nostra continua ricerca di materie prime pregiate e a km zero per realizzare piatti sempre più gustosi e allo stesso tempo innovativi viene oggi soddisfatta appieno grazie alla farm realizzata in collaborazione con Planet Farms”, ha spiegato Enrico Cerea. Un progetto che, come ha aggiunto il cuoco che gestisce il ristorante tristellato fondato dal padre coi fratelli, “ha avuto il merito di stimolare i cuochi, specie i più giovani, entusiasti di sperimentare, innovare, coltivare non solo prodotti ma idee e passioni”. Un plus insomma, che ha creato fermento nello staff di Da Vittorio, dove l’iniziale scetticismo di qualcuno è stato vinto, come ricorda lo chef bergamasco, “l’8 marzo del 2022, dopo aver utilizzato nella preparazione di un piatto del basilico prodotto da Planet Farms”. Oggi sono circa una trentina le differenti tipologie di basilico che sono state coltivate nella farm interna a Brusaporto, e nuovi esperimenti sono all’orizzonte, per continuare a dar vita a una collaborazione basata su una “sostenibilità reale dove noi mettiamo il prodotto e loro il palato“, come spiega Luca Travaglini, co-fondatore e co-ceo dell’azienda.
Parole che testimoniano come l’alta qualità dei prodotti vegetali sia garantita oggi da queste moderne tecniche di coltivazione, campo nel quale Planet Farms è all’avanguardia. Fondata a Milano nel 2018, la start up ha sviluppato un sistema di coltivazione verticale unico al mondo, che offre prodotti agricoli sani, di alta qualità e a basso impatto ambientale. Al primo stabilimento aperto a Cavenago, in provincia di Monza e Brianza, che serve con 1 tonnelata di prodotti ogni giorno oltre 2000 punti vendita della grande distribuzione organizzata, se ne sta per affiancare un secondo a Cirimido, in provincia di Como, che sarà pronto a inizio 2024. ll nuovo impianto, che sarà dedicato alla produzione di insalate baby leaf, basilico e altre colture, sorgerà su un’area complessiva di 40.000 mq – di cui 11.500 dedicati allo stabilimento – con una superficie netta di coltivazione pari a 20.000 mq, posizionandosi tra le più grandi vertical farm a livello globale.
Ma non finisce qui, come ha raccontatato l’altro co-fondatore e co-ceo Daniele Benatoff nel corso della coferenza stampa che si è svolta Da Vittorio a Brusaporto – occasione per lanciare una nuova linea di prodotto e fare il punto sull’evoluzione del progetto Planet Farms -, dopo il secondo impianto italiano sarà la volta di quello in costruzione a nord di Londra, in partnership con alcune grosse realtà britanniche della Gdo: un mercato nel quale le crescenti carenze degli approvvigionamenti di prodotti agricoli, frutta e verdura in testa, hanno creato grande sensazione, se non, in alcuni mometi, una sorta di iseria collettiva e di panico, con la corsa ai supermercati per accappararsi scorte di queste referenze, la cui disponibilità in UK è resa difficoltosa a causa di inflazione, crisi climatica, difficoltà logistiche post Brexit e post pandemia. Un male comune, specie nei paesi del nord Europa, che sono, non a caso, quelli più interessati al progetto/soluzione dell’azienda italiana, unitamente ai paesi aridi, quelli del Golfo in testa. Laddove quella di Planet Farms appare ed “è una risposta strutturale a un problema astrutturale”, come aggiunge Benatoff.
“I nostri piani futuri prevedono l’espansione in altri mercati al di fuori dell’Italia, dove il Made in Italy è sempre molto apprezzato e i nostri prodotti sono ancora poco conosciuti”, ha ripreso l’imprenditore. “Entro cinque anni prevediamo di aprire 10 nuovi stabilimenti come quello inglese. Ci interessano paesi come la Norvegia, il Medio Oriente. Abbiamo programmato anche di realizzare in futuro nuove coltivazioni tra cui quelle del grano, cotone, lino e caffè, partendo probabilmente dall’Islanda, che sta facendo pinti d’oro per favorire il nostro approdo sull’isola. È nostra intenzione di arrivare anche negli Stati Uniti, dove valuteremo l’acquisizione di una società simile alla nostra, con l’obiettivo di diventare leader di mercato anche oltreoceano”.
Progetti ambiziosi per una realtà che, attualmente, conta su un centinaio di collaboratori. Ma non si tratta di coltivatori diretti o personale addetto alla raccolta come in una produzione tradizionale: in Planet Farms tutto è robotizzato e sono ben altre le figure coinvolte nei processi produttivi: “Siamo un centinaio tra fisici, chimici, agronomi, laureati in economia e altri profili ma sicuramente arruoleremo nuova forza lavoro. Se l’agricoltura tradizionale ‘seduce’ sempre meno giovani, la nostra attività sta attraendo sempre più nuovi professionisti”, interviene di nuovo Luca Travaglini. “Planet Farms e il suo sistema di coltivazione sta all’agricoltura tradizionale come una Ferrari sta al segmento automotive”, gli fa eco il socio. Che aggiunge: “Un modello all’avanguardia, un esempio di alta ingegneria applicato in un comparto, quello primario, che sarà sempre più vitale per le economie e per le società in ogni parte del mondo, con una popolazione in rapida crescita specie nelle aree più disagiate e sovrappopolate del globo”.
Non solo: questo ciclo produttivo avviene in un ambiente protetto per evitare l’interazione con agenti patogeni e l’uso di fitofarmaci e pesticidi dannosi per la salute e l’ambiente. Il vertical farming non solo utilizza lo spazio in modo più efficiente, ma riduce anche l’impatto sul suolo destinato all’agricoltura. Risultato: la fattoria verticale funziona con il 95% di acqua e il 93% di suolo in meno rispetto all’agricoltura tradizionale.
Come detto, l’incontro di Brusaporto, oltre ad essere l’occasione per incontrare il top management e tracciare un bilancio dell’ultimo anno di attività di Planet Farsm, con uno sguardo sempre più vertical, verso il futuro, è stata anche l’occasione per comunicare importanti novità di prodotto: dalla linea di insalate FRESCAAH al rinnovato PESTOOH. In particolare, FRESCAAH include tutte le insalate più amate dagli acquirenti dei prodotti Planet Farms – Lattughino, Mix Delicato, Mix Vivace, Mix Esotico e Rucola – a cui si aggiunge ora una varietà inedita: la Misticanza, un mix di lattughino verde, rosso, romano e komatsuna verde.
Tutte referenze per le quali dal settembre scorso è stato anche rivisto il prezzo, al ribasso del 20%. Così come è stato fatto per l’altro prodotto di punta, il pesto: “Abbiamo rivisto sia il costo sia la ricetta del pesto perché prevediamo che la pasta condita con questa salsa sempre più amata all’estero diventerà in futuro uno dei piatti più cucinati al mondo”, rivela Mara Valsecchi, amministratore delegato Planet Farms Italia. Ma non finisce qui: nel futuro dell’azienda c’è l’obiettivo di proporre altri prodotti, tra cui nuove salse, una maionese vegana, coltivazioni di piccoli frutti e tuberi”.
I pack, totalmente riciclabili e realizzati in carta certificata FSC®, presentano in modo ancora più chiaro le specifiche dei prodotti, per una maggiore trasparenza verso i consumatori e per sottolineare l’impegno dell’azienda verso la sostenibilità. I colori delle nuove confezioni, da sempre segno distintivo delle insalate Planet Farms sugli scaffali, diventano ancora più attraenti e accattivanti.
A conclusione della conferenza stampa, attorno alla piscina del ristorante, i cuochi di Da Vittorio hanno servito alcune pietanze preparate con i prodotti Planet Farms, una applicazione pratica e molto convincente di come ciò che oggi propone l’agricoltura verticale sia all’altezza di un pasto… stellato. Certo, dopo gli accordi con alcuni brand della ristorazione commerciale, Panino Giusto in primis, che utilizza alcune referenze di Planet Farms per i suoi panini, non è da escludere, come ci confida Benatoff, un interesse anche verso la ristorazione collettiva, dove la crescente richiesta della committenza di prodotti salutari, a km zero, e a basso impatto ambientale rappresenta un must… che deve fare però i conti con una remunerazione del pasto tutt’altro che incoraggiante. Ma questa è un’altra storia…