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Il termine Wagyu letteralmente significa “bue giapponese” e identifica alcune razze di bovini del Sol Levante contraddistinte da una carne “marmorizzata”, un tessuto ricco di grassi insaturi e amminoacidi “bruciagrassi” come l’alanina e la treonina. L’eccezionale morbidezza, la succosità e l’ottimo sapore  – dati da un basso punto di fusione dei grassi – hanno fatto sì che alla carne Wagyu fosse conferita la corona di “migliore carne del mondo”. Nella cultura giapponese c’è un grandissimo rispetto verso gli animali: per la cultura del Sol Levante, l’animale che ha vissuto una vita felice può contraccambiare il suo allevatore offrendogli nutrimento di qualità. E, infatti, questi animali sono allevati con una cura quasi maniacale: ogni allevatore, quando nasce un nuovo vitellino, lo allatta personalmente con latte artificiale, lo copre per la notte in modo da proteggerlo dal rigore del freddo invernale. Si dice addirittura che i bovini Wagyu siano nutriti con birra, massaggiati dal mattino alla sera e che ascoltino musica classica. I bovini Wagyu hanno una sorta di anagrafe, con tanto di carta d’identità e albero genealogico. Ogni capo di bestiame viene accuratamente registrato alla nascita e certificato nelle sue origini. Non solo: possiede anche una sorta di carta d’identità con tanto di impronta del naso.

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