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ET2014 ANTIUM bellone LRCinque anni fa l’azienda vitivinicola Casale Del Giglio intraprendeva un nuovo progetto volto a sviluppare il recupero di un vitigno autoctono: sull’Isola di Ponza fu riportato alla luce l’antico vitigno locale, la Biancolella di Ponza, varietà originaria della Campania, ora autoctona laziale, da cui nasce il vino Faro della Guardia, una novità assoluta che già al suo debutto ha ricevuto riconoscimenti importanti: i 5 Grappoli dalla Guida Bibenda del 2013 e i Tre Bicchieri della Guida Vini d’Italia 2015 del Gambero Rosso. E un nuovo progetto ha impegnato di recente l’azienda, questa volta nella zona di Anzio: ne è nata la nuova etichetta “Antium – Bellone di Anzio 2014” che segna il ritorno dell’antico vitigno autoctono Bellone di origini antichissime, noto già in epoca romana e citato da Plinio come “uva pantastica”. Il Bellone, presente nell’area che va dai Castelli Romani ai Monti Lepini, sino alle coste verso il mare, ha trovato qui un microclima favorevole e condizioni tali da regalare un vino con sentori di frutta esotica ben matura, come mango e papaya. In bocca risulta molto ampio, ricco e persistente, con leggere sfumature floreali e speziate e con sapidità e mineralità molto pronunciate. L’abbinamento ideale è con la “Minestra di Sgavajone”: tipica minestra dei pescatori di Anzio con brodo di questa varietà di pesce autoctona che veniva consumata in famiglia. La nascita di questa etichetta, Il Bellone, coincide inoltre con la ricorrenza dei “30 Anni di Ricerca e Sperimetazione. L’attuale produzione è composta da una gamma di 20 prodotti da monovitigni e da assemblaggi (bianchi, rossi, un rosato, una vendemmia tardiva, tre grappe e un olio) e importanti sono anche i risultati raggiunti dalle uve rosse Syrah, Petit Verdot, Tempranillo, e dalle bianche Chardonnay, Viognier e Petit Manseng. Il percorso di ricerca e studio di Casale del Giglio è stato sin dall’inizio supportato dal Prof. Attilio Scienza, dell’Istituto di Coltivazioni Arboree dell’Università di Milano, dal Prof. Angelo Costacurta, dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano (Treviso) e, in tempi più recenti integrando il team sperimentale, dal Prof. Fulvio Mattivi della Fondazione Edmund Mach – Centro Ricerca ed Innovazione dell’Istituto Agrario Provinciale San Michele all’Adige (Trento).

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