Il Consorzio di Tutela Vini Colline Teramane nasce nel 2003 per tutelare, valorizzare e promuovere la prima denominazione di origine controllata e garantita della regione Abruzzo, “Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg”. Obiettivo principale del Consorzio – presieduto oggi da Enrico Cerulli Irelli, al secondo mandato, in carica dal 2018 – è costruire, nell’immaginario collettivo, lo spazio per un Abruzzo speciale, racchiuso tra il massiccio del Gran Sasso e il mare Adriatico. Un luogo che incanta per la varietà dell’ecosistema, dove l’uomo c’è, ma discretamente e rispettosamente, in equilibrio costante con la natura che ne domina una grande parte; dove le colline sono una distesa di vigne e uliveti, ordinati e sistemati come giardini, interrotti da campi coltivati, boschi, borghi, abbazie e monumenti di grande profondità storica e culturale. In questo territorio si è creato un legame stretto tra uomo, ambiente e uva Montepulciano, che ha dato vita a vini unici.
Anniversario in tour per l’Italia
In occasione dei suoi 20 anni, un tour in alcune delle principali città italiane racconta, attraverso il suo vino bandiera Montepulciano d’Abruzzo DOCG (classico e riserva), questa piccola denominazione figlia di un “Abruzzo Speciale”.
Il Tour di Colline Teramane, dedicato esclusivamente alla stampa, ha fatto tappa a Milano, Torino, Roma per poi tornare “in patria” a Pescara e Teramo.
Vino è cultura
Conoscere, bere e apprezzare Colline Teramane è un atto “culturale”: dall’approfondimento della storia e delle tradizioni di questa porzione d’Abruzzo a grande vocazione vitivinicola può scaturire un godimento più intenso nel bere i vini che in essa trovano vita.
Non è un caso che quella teramana sia anche riconosciuta per una grande cucina, dai sapori autentici e inimitabili, che attraverso le sue ricette racconta la storia della transumanza “verticale”, la fluttuazione periodica delle greggi dai monti al mare e ritorno, dal 2020 patrimonio immateriale dell’Unesco.
La denominazione
La zona di produzione dei vini a denominazione di origine controllata e garantita “Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo” rientra nei comuni di: Ancarano, Atri, Basciano, Bellante, Campli, Canzano, Castellalto, Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Cellino Attanasio, Cermignano, Civitella del Tronto, Colonnella, Controguerra, Corropoli, Giulianova, Martinsicuro, Montorio al Vomano, Morro d’Oro, Mosciano Sant’Angelo, Nereto, Notaresco, Penna Sant’Andrea, Pineto, Roseto degli Abruzzi, Sant’Egidio alla Vibrata, Sant’Omero, Silvi, Teramo, Torano Nuovo, Tortoreto, interamente compresi nella provincia di Teramo, la più settentrionale d’Abruzzo.
Attualmente la denominazione Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg, si estende su una superficie totale di 172 ettari con una produzione annua di circa 600 mila bottiglie, di cui almeno il 60% è destinato al consumo nazionale, il resto all’esportazione.
Geografia e clima
L’area di produzione abbraccia l’intera collina litoranea ed interna della provincia di Teramo ed è caratterizzata, a est, da ampie colline che scivolano verso il mare Adriatico e dalla presenza imponente del Gran Sasso e dei Monti della Laga, a nord–ovest.
Questa orografia favorisce una buona ventilazione (brezze di mare e di monte) che, assieme alla natura argillo-limosa dei terreni – costituiti da depositi plio-pleistocenici -, alla piovosità ben distribuita durante l’anno, al clima temperato e alle notevoli escursioni termiche tra giorno e notte – favorite dalla vicinanza dell’appennino -, assicura al Montepulciano condizioni ottimali per vegetare in salubrità, con accumuli importanti di sostanze aromatiche nei grappoli, che si traducono in grande qualità e tipicità nel calice.
Le colline teramane sono inoltre caratterizzate da una configurazione idrografica particolare, con quattro valli rigate da altrettanti fiumi – Vomano, Tordino, Salinello, Vibrata – che garantiscono una riserva idrica utile a fronteggiare le sfide che il cambiamento climatico sta ponendo oggi, e sempre con più urgenza, agli agricoltori.
La viticoltura teramana: da Polibio alla DOCG
Dalle testimonianze dello storico greco Polibio passando per la presenza del vitigno Montepulciano in Abruzzo nell’opera dell’archivista e bibliotecario di Ferdinando IV, Michele Torcia, alla prima descrizione dettagliata della viticoltura in provincia di Teramo nell’opera di Edoardo Ottavi e Arturo Marescalchi del 1897, poco prima che nella prima metà del ‘900, la fillossera e l’emigrazione infliggessero un duro colpo all’economia agricola abruzzese, dal secondo dopoguerra, a seguito della fine della Mezzadria, si afferma la gestione diretta dei fondi da parte degli agricoltori e si diffondono sistemi intensivi di allevamento della vite: nella parte più meridionale della Regione si affermano forme di gestione cooperativistica delle produzioni viticole, mentre nelle colline teramane nascono aziende private, con vigneti e cantine moderni, che si avviano alla commercializzazione diretta dei loro vini. È dalla volontà di affermazione dei produttori teramani sui mercati internazionali che nasce l’esigenza di definire la peculiarità dei vini delle Colline Teramane. Da qui la richiesta di riconoscimento come sottozona, ottenuta nel 1995 e come denominazione indipendente ottenuta nel 2003, la prima DOCG d’Abruzzo. Il frutto di una scelta: preservare il territorio attraverso l’uso di pratiche agricole improntate alla sostenibilità ambientale – oltre il 70% delle aziende, infatti, opera in regimi di qualità certificata come il Biologico, la Lotta integrata, la Biodinamica, etc -; la definizione di un disciplinare di produzione estremamente più restrittivo rispetto a quello del Montepulciano d’Abruzzo doc – rese non superiori ai 95 ql. per ettaro (per il Montepulciano d’Abruzzo DOC sono 140); il divieto dell’allevamento a tendone per i nuovi impianti; densità di viti per ettaro non inferiore a 3.300 ceppi; obbligo di vinificazione e imbottigliamento all’interno della zona di produzione; immissione sul mercato non prima di 1 anno per la versione giovane e 3 anni per la riserva; la costante collaborazione con l’Università e l’Istituto Agrario di Teramo per mantenere viva la tensione verso il miglioramento della qualità attraverso l’implementazione delle conoscenze e dell’innovazione tecnologica; la volontà di dare il massimo valore possibile alla filiera produttiva che si chiude in azienda, interamente controllata dal singolo produttore.
Caratteristiche
Montepulciano minimo 90%. È previsto Sangiovese fino al 10%, ma la stragrande maggioranza dei produttori vinifica Montepulciano in purezza. Questo vitigno si esprime al meglio su suoli argillosi, in condizioni ambientali difficili per altitudine e siccità. Ha un germogliamento tardivo che sfugge alle gelate primaverili dell’Adriatico, tollera la botrite e asseconda la maturazione lenta. Si vendemmia fino ad ottobre inoltrato.
Giovane e Riserva. Per il Giovane, il vino deve essere sottoposto ad un periodo minimo di invecchiamento obbligatorio di un anno, di cui almeno due mesi di affinamento in bottiglia. Il periodo di invecchiamento decorre dal 1° novembre dell’annata di produzione delle uve. Nella versione Riserva il vino è sottoposto ad un periodo di invecchiamento di almeno tre anni, di cui almeno un anno in botti di legno ed almeno due mesi di affinamento in bottiglia.
Il forte carattere dell’uva Montepulciano traccia indicatori distintivi facilmente rilevabili che definiscono lo “stile Colline Teramane”: il rosso rubino in tutte le sue sfumature dai toni purpurei violacei in gioventù che volgono al granato dopo alcuni anni; il caratteristico profumo di frutti rossi piccoli e turgidi nei vini che nascono più vicino al mare, diventano polposi ed intensi verso la montagna; intensità ed etereità sono le note comuni con richiamo alla radice di liquirizia nel finale.
Il gusto è secco, complesso, armonico, e soprattutto fresco e sapido, di rimandi salmastri marini sulla costa e con spiccate mineralità saline avvicinandosi all’Appennino; ritornano frutti rossi arricchiti di naturale speziatura e tostatura.
La cucina teramana
La cucina teramana, sebbene meno conosciuta tra le tante e più note cucine regionali italiane, è sorprendentemente feconda di ricette squisite a base di carne, pesce, verdure e ricca di ingredienti freschi e tipici. Storicamente legata al nomadismo dei pastori che durante la transumanza si spostavano dai monti del Gran Sasso all’Adriatico è lunga nelle preparazioni, ma incredibilmente delicata, un’esperienza gastronomica e culturale unica: con ciò che offriva l’orto, i cibi subivano una vera e propria trasformazione. Una coratella di agnello, per esempio, non perfettamente conservata nei viaggi dei pastori, con l’aggiunta di odori come menta piperita, maggiorana, peperella (una varietà di timo), aneto e le lunghe cotture diventava un gustoso manicaretto. C’è proprio questa tradizione alla base dei piatti teramani più famosi: gli spaghetti alla chitarra con pallottine, tajuline e fasciul, mazzarelle, trippa, i timballi, la pecora alla callara, le scrippelle ‘mbusse.
La ricetta forse più interessante ed evocativa della cucina teramana resta però quella delle Virtù: una ricchissima minestra di primizie di stagione, cucinata insieme a ciò che rimane della dispensa invernale e che si consuma il primo maggio a Teramo. Preparata da ogni famiglia, è protagonista di uno scambio di pentole di casa in casa, per far assaggiare la propria preparazione ai vicini. Un rito che ricorda, ogni anno, la tradizione del “pentolino”, utilizzato dalle famiglie benestanti per donare porzioni del prezioso cibo alle persone meno abbienti.
Questo patrimonio di tradizioni importanti è oggi rappresentato da una ristorazione d’eccellenza – numerosissimi i ristoranti delle Colline Teramane che ne sono artefici – riuniti sotto l’egida delle associazioni “Qualità Abruzzo” e “A.Ri.A” che sanno unire alla tipicità, ricerca e creatività, offrendo l’interpretazione contemporanea di un inseparabile legame con il territorio e con le sue materie prime.
Il turismo da zero a 3000 metri
Le Colline Teramane non sono solo una destinazione, ma piuttosto l’opportunità di esplorare, in una manciata di chilometri: dai metri zero del litorale adriatico ai 2912 del Gran Sasso, offrono una grande varietà di paesaggi naturalistici e architettonici, consentendo di scoprire produzioni artistiche di pregio, di degustare tipicità eno-gastronomiche e agro-alimentari.
Il Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, istituito nel 1991, è il terzo Parco Nazionale più grande d’Italia. È un’area rurale pedemontana e montana, ricca di borghi e boschi e punto di partenza per escursioni e arrampicate. Nel cuore del Gran Sasso d’Italia è custodito il “Calderone”, il ghiacciaio più meridionale d’Europa, che, con le sue acque di fusione, garantisce preziose riserve idriche.
Il litorale e le ceramiche
Lungo la costa adriatica, si trovano diverse cittadine con spiagge larghe dalla sabbia fine, antichi centri di pesca e di scambi commerciali. Si caratterizzano per una parte bassa, di recente sviluppo urbanistico, e di una parte “alta”, storica molto suggestiva, luogo di difesa, da cui lo sguardo si allarga ad abbracciare i lunghi tratti di costa e il mare dal quale, in un tempo non troppo remoto, giungevano minacce.
Appoggiato alle falde del Gran Sasso d’Italia, il comune di Castelli, parte del circuito dei borghi più belli d’Italia, è famoso per la tradizione delle maioliche. Dalle mani dei sapienti artigiani locali nascono manufatti di tutti i tipi, realizzati nei cinque colori tradizionali della tavolozza dei ceramisti castellani: giallo, blu, manganese, verde rame e arancio di Castelli, tutti ottenuti dai minerali reperibili sul territorio. Il Liceo Grue, fucina che dal 1906 forgia talenti di maestri ceramisti a Castelli, ospita il Museo Raccolta Internazionale della Ceramica, con oltre 500 opere provenienti da tutto il mondo.
Atri, la valle del fiume Vomàno e i borghi
La città di Atri, principale centro della Valle del Vomàno, si sviluppa su tre colli affacciati sul mare e sui caratteristici “calanchi”, un fenomeno geomorfologico millenario che ha scolpito le colline, dando vita ad una sorta di land art naturale. Lungo la Valle del Vomàno sorgono splendide abbazie romaniche, che disegnano la linea ininterrotta che unisce passato e presente.
Alcuni tra i borghi medievali delle Colline Teramane fanno da cornice ad importanti appuntamenti culturali: tra le rassegne di maggiore rilievo il Festival di Castelbasso e Ripattoni in Arte, che spaziano tra mostre d’arte, musica, teatro, letteratura, enogastronomia, con un cartellone di appuntamenti sempre di altissimo livello.
Prodotti Tipici
Oltre al vino, tra le produzioni di pregio ci sono l’olio DOP “Pretuziano delle Colline Teramane”– dalle varietà Leccino, Frantoio, Dritta, Tortiglione, Carboncella, Castiglionese tipiche nel teramano – il Pecorino di Farindola, il pomodoro Pera d’Abruzzo, fatto in casa o prodotto a livello industriale, carnoso e povero di semi, adatto a salse e passate.
Il Consorzio valorizza e tutela altre due denominazioni: Controguerra DOC, che prevede al suo interno la presenza di alcuni vitigni internazionali e Colli Aprutini IGT.