Il San Domenico di Imola mostra la sua nuova cucine 4.0 con un pranzo degustazione per addetti ai lavori e la apre allo stesso tempo a tutti i commensali che decidono di visitare uno dei luoghi più iconici dell’enogastronomia italiana.
Aperto il 7 marzo 1970 da Gianluigi Morini, grande appassionato di arte e bellezza, il ristorante è una “culla culla della cucina borghese italiana”, senza tempo, in grado di regalare sensazioni straordinarie. Che, oggi nelle mani esperte di chef Max Mascia, si rinnova per adeguarsi alle esigenze dei tempi. In primis quelle legate alla riduzione dell’impatto ambientale. Detto, fatto: voluta, ideata e disegnata dal cuoco stellato del San Domenico in collaborazione con architetti e produttori di food equipment, la nuova cucina è sostenibile grazie all’impiego dell’induzione e del controllo globale dei flussi energetici e delle eccedenze.
È la De Manincor di Trento ad aver affiancato il cuoco nello studio e nella progettazione, insieme alle ceramiche di Imola e a molti artigiani locali. Il benessere lavorativo è garantito da flussi rivisti e spazi ripensati e razionalizzati. Vedere per credere: dopo oltre 50 anni di vita, i clienti del ristorante stellato possono ora entrare in cucina grazie a una chef table con cornice a vetro che dà sui fornelli e un bancone con sgabelli dove sorseggiare uno dei vini delle bollocine degli spirits e dei cocktail provenienti dalla infinita cantina del San Domenico.
Costruite oltre cinquecento anni fa dai frati domenicani, qui sono gelosamente custoditi veri e propri tesori dell’enologia nazionale e internazionale: migliaia di bottiglie di annate rare e preziose, i più grandi cru d’Italia e di Francia. Ma anche distillati di pregio, in grado di stupire appassionati ed esperti, guidati nella scelta dal sommelier Francesco Cioria.
“La nostra è una cucina del territorio – intesa soprattutto come ricerca delle migliori materie prime ottenute nel loro ambiente ideale – in continua evoluzione, con nuove tecniche al servizio della tradizione”, dice Max Mascia. “Per me il rispetto della materia prima e della stagionalità sono elementi essenziali e costituiscono la base di partenza nel processo di elaborazione di ogni piatto”.
Risultato: oggi il San Domenico è ancora uno dei grandi simboli dell’alta cucina italiana, un tempio ancora solido che si rinnova nella proposta gastronomica e nella tecnologia necessaria a portarla in tavola.
I piatti e i vini del pranzo degustazione
Il San Domenico