#ragionevolezzacontroilvirus
l’intervista a Fabio Angius, direttore commerciale della cantina Pala
Hai pensato a fare qualche attività di formazione in questo periodo con i tuoi dipendenti? Hai dovuto prendere delle misure in tal senso?
Siamo sempre rimasti in contatto tramite video conferenze, chat o normali telefonate. Ho cercato di organizzare con i miei collaboratori (dai dipendenti più stretti ai collaboratori di vendita) degustazioni e seminari a distanza, così da tenerli sempre aggiornati e pronti alla ripartenza.
Hai pensato di istituire un servizio di e-commerce aggiuntivo o di potenziarlo per l’azienda vinicola?
Avevamo già un e-commerce attivo anche se non veniva utilizzato tanto come nel periodo del lockdown. Sono tanti i colleghi di altre aziende che mi hanno chiamato per chiedermi informazioni e consigli visto che anche loro avevano intenzione di avviarlo. E proprio in questi giorni stiamo lanciando una versione rinnovata e più funzionale, così da far crescere anche questo servizio.
La cantina è rimasta aperta ? Come vi siete organizzati per dare continuità all’attività?
Abbiamo lavorato a turno in ufficio per dar corso agli ordini esteri che arrivavano, non facendo GDO, abbiamo venduto poco in Italia. Tutto il resto in in smart working. La parte che invece è andata avanti a pieno regime è quella viticola della cura dei vigneti.
Cosa hai fatto in questo periodo a casa?
Mi sono dedicato a formare maggiormente la rete vendita, sia italiana che estera, registrando video in vigna dove Mario Pala raccontava i suoi vigneti e alcuni che mi vedevano protagonista nel racconto dei vini, senza mai fare la degustazione tecnica. E’ importante per noi produttori raccontare ciò che sta dietro l’etichetta, il terroir, la famiglia e le curiosità. E poi compito del sommelier, ristoratore o il responsabile dell’enoteca; riportare l’emozione del vino al cliente finale. Il vino non si vende mai, si racconta..
Comunque in questo periodo sono diventato un esperto di video con montaggi, modifiche audio e titoli
Per il resto, ho la fortuna di avere un giardino grande che ho sempre curato personalmente e che, per questo, in periodi Prowein-Vinitaly e viaggi vari soffriva per tornare curatissimo durante le ferie estive… devo dire che forse non è mai stato così bello come in questo periodo… è stato il mio rifugio, la mia evasione, il posto dove ho studiato, lavorato e dove ho potuto fare qualche foto da utilizzare sui social.
Cosa vorresti dire all’estero sull’ospitalità italiana?
Tutti pensano allo stereotipo di Italiani pizza e mandolino, è un analisi banale e riduttiva. L’Italia è altro, è arte, architettura ma non solo.. è convivialità, cordialità e allegria. È voglia di stare insieme davanti a una tavola imbandita e un buon bicchiere di vino. Amiamo La Dolce Vita e vogliamo farla vivere a tutti i nostri ospiti, che accogliamo sempre e ovunque con un sorriso. Amiamo il nostro territorio e vogliamo farlo conoscere a tutti. Tornare da noi sarà come rivedere gli amici, quelli che se anche vedi poco sono sempre tuoi amici.
Che messaggio vuoi inviare al mondo, considerata anche l’importanza che la clientela internazionale ha sempre avuto per voi?
Questo periodo ci ha unito, mai come ora i nostri partner ci sono sono stati vicini e noi a loro. Facciamo tutti parte di una grande famiglia. Tutti apprezziamo la convivialità e sappiamo che dentro un bicchiere c’è il lavoro in vigna così come quello delle persone che te lo raccontano o che lo portano in posti lontani, tutto si chiude con un brindisi dove la distanza non è tanta, dove lo sfioro del bicchiere e il suono del cristallo che si tocca è universale. Il mondo tornerà a brindare e lo faremo ancora più consapevoli della ritrovata libertà.
Come pensi andrà il settore del turismo, della ristorazione e del vino e quali sono le azioni che il governo dovrebbe fare per aiutare il comparto? Quale pensi dei tre sia quello che supererà con maggiore facilità la crisi e quale meno?
Sono tre settori legatissimi, uno dipende dall’altro: il ristorante si riempie se l’hotel ha degli ospiti e noi cantine vendiamo il vino se questi due funzionano e accolgono persone. Se va male un settore vanno male tutti. L’estero anche se in flessione tiene ma non possiamo pretendere che salvi tutto..e non posiamo possiamo pensare alla desertificazione dei nostri centri storici resi vitali da botteghe e ristoranti che alla fine, come detto, sono una delle principali attrazioni turistiche. Bisogna lanciare messaggi positivi: dobbiamo parlare nuovamente del piacere di stare a tavola o di godere dei servizi di un hotel, non analizzare che sistema di sicurezza ha adottato… se c’è il metro di distanza ecc… questo è il caso di darlo per scontato e riprendere a parlare del piacere e il Governo deve fare un piano integrato, ascoltando tutti gli attori e chi realmente conosce il mestiere.