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L’intervista a Marco Caprai della cantina Arnaldo Caprai
“Non ci possiamo fermare”
Hai pensato a fare qualche attività di formazione in questo periodo con i tuoi dipendenti? Hai dovuto prendere delle misure in tal senso?
Abbiamo consigliato alcune attività di formazione online per quanto riguarda l’accoglienza, visto che è la parte più penalizzata dell’azienda e stiamo lavorando per mettere insieme un coaching per la crescita delle figure che abbiamo internamente.
Hai pensato di istituire un servizio di e-commerce aggiuntivo o di potenziarlo per l’azienda vinicola?
No, non abbiamo pensato di mettere in pista un e commerce proprietario: lavorando anche in questo canale da tempo, abbiamo cercato di rafforzare la presenza sui diversi portali dell’online.
L’azienda agricola è ancora aperta è corretto? Come siete organizzati per dare continuità all’attività?
Fortunatamente la vite non permette agli agricoltori di potersi fermare: stiamo continuando i lavori previsti nel vigneto, abbiamo iniziato ora la fare dei trattamenti rispetto alle malattie di stagione, quindi proseguiamo regolarmente la corsa che ci dovrà portare alla vendemmia 2020
Cosa farai a casa ora che hai più tempo?
Questa idea che la gente abbia più tempo non è reale. Il tempo non è mai abbastanza, anche perché quando uno pensa di avere più tempo, il tempo cerca di riempirselo in tutti i modi.
Cosa vorresti dire all’estero sull’ospitalità italiana?
Pensiamo che per i turisti europei già da settembre ci potrà essere l’occasione di tornare in Italia per godere del nostro meraviglioso clima e paesaggio autunnale e di tutte le prelibatezze gastronomiche di quel periodo.
Che messaggio vuoi inviare al mondo, considerata anche l’importanza che la clientela internazionale ha sempre avuto per voi?
Stiamo lavorando perché quella che è stata la crescita qualitativa del vino italiano non si interrompa e quindi potremmo offrire dei prodotti ancora più buoni e a un più alto livello internazionale.
Come pensi andrà il settore del turismo, della ristorazione e del vino e quali sono le azioni che il governo dovrebbe fare per aiutare il comparto?
Il momento è particolarmente difficile per tutti e tre i settori. In questo tempo sospeso, dove la campagna non si ferma, bisogna continuare a innovare, a investire e portare avanti le produzioni nel miglior modo possibile. Quanto ai problemi delle giacenze di vino e alla riduzione delle rese per la vendemmia 2020, di cui già in molti stanno parlando, ritengo che ognuno si deve regolare in base alle sue esigenze. Dobbiamo avere più di un’arma a disposizione, che sia il taglio migliorativo o la vendemmia verde. Credo che sui vini bianchi ci sarà sicuramente una certa pressione, mentre per i rossi il problema è minore. Parlare di riduzione delle rese oggi è assolutamente prematuro. Bisogna fare i conti in primis con il meteo. Mi spaventa invece pensare di usare i fondi OCM per la distillazione obbligatoria: magari il mercato americano riparte prima di quanto pensiamo, io vorrei avere possibilità di utilizzare i fondi OCM per supportare le mie vendite negli Stati Uniti piuttosto che per distillare il prodotto, perché la distillazione è l’ultima delle armi a cui si dovrebbe ricorrere, anche se non per questo va demonizzata. Però ricordiamoci che se siamo arrivati a 6,2 miliardi di euro di export è stato soprattutto grazie al fatto che non abbiamo più speso i fondi europei per la distillazione. Come sempre, insomma, penso che ci voglia maggior laicità e meno guerre di religione che nascondono interessi personali. E soprattutto, darei la priorità a un Decreto che si occupi della liquidità delle imprese che fosse di facile e pronto utilizzo.
Quale pensi dei tre sia quello che supererà con maggiore facilità la crisi e quale meno?
Turismo, ristorazione e vino possono ripartire solo insieme. Sicuramente il vino può ha una carta in più da giocare che è l’estero, ma anche qui c’è un problema, ossia la capacità di assorbimento di un mercato dove tutti si dovranno buttare in maniera ancora più drammatica di prima.