Dal passato al futuro: Rossi d’Angera, distilleria varesotta fondata nel 1847, lancia l’ecommerce. Guidata oggi da Arturo Rossi, erede diretto dei fondatori, e dal figlio Nicola, l’azienda produce 150 mila bottiglie all’anno suddivise tra grappe, gin, bitter, vermouth, amari e altri liquori distribuiti per la maggior parte in Italia e in parte minore, circa il 20%, in Germania, Belgio, Spagna, Svizzera, Inghilterra, Austria, Canada e Nord America e Australia.
Bere bene, bere italiano
Da sempre impegnata nella diffusione della cultura del “bere bene” prodotti italiani di qualità, Rossi d’Angera impiega materie prime provenienti dalla provincia di Varese: uve di nebbiolo, barbera, vespolina, croatina, uva rara, bussanello, merlot e chardonnay coltivati sui cosiddetti “ronchi”, i terrazzamenti tipici della zona che definiscono l’indicazione geografica tipica locale che prende appunto il nome di IGT Ronchi Varesini e materie prime provenienti dalle zone vocate del Piemonte, (zone di S.S.Belbo, Canelli, Ovada) e Lombardia (zone dell’Oltrepo Pavese e Garda).
Nella distilleria di Angera i procedimenti utilizzati sono quelli tradizionali e naturali, tramandati nel tempo e, in parte, innovati. La scelta di prodotti di qualità, l’uso della vinaccia fresca, la distillazione con caldaiette a passaggio di vapore, concentrazioni in colonna e tagli delle teste e code manuali con controllo delle temperature – sono alcuni dei segreti di un successo lento e inesorabile.
Una lavorazione naturale e delicata consente il rispetto della materia prima, per estrarne quelle sfumature che rendono unico il prodotto finale.
Tra le curiosità che la Rossi d’Angera custodisce è la macchina contalitri: un misuratore fiscale prodotto dalla Siemens & Co. di Charlottenburg (Berlino) che nel corso del XIX secolo. L’apparecchio veniva utilizzato per conteggiare le quantità di prodotto distillato e controllare le gradazioni dello stesso. Alla fine della Grande Guerra l’amministrazione asburgica lasciò allo Stato italiano a titolo di riparazione dei danni le macchine contalitri, insieme a migliaia di altre attrezzature. I governi post bellici decisero di installarle presso tutte le distillerie esistenti sul territorio nazionale, tra cui la Rossi d’Angera, che conserva il “suo” misuratore tutt’oggi perfettamente funzionante. Un simbolo del legame indissolubile dell’azienda con la sua storia, che oggi si proietta nel futuro con l’ecommerce. Lanciato a fine novembre, lo shop online prevede la spedizione di circa 25 prodotti (declinati nelle diverse confezioni e forme di bottiglia, come nel caso dei “mixini”, da 50 o 70 cl.) in tutta Italia, prodromo della vendita che presto sarà estesa anche all’estero.
Un tuffo nel passato per proiettarsi nel futuro
La distilleria Rossi d’Angera nasce nel 1847 per iniziativa di Bernardo Rossi, falegname di Angera, piccolo borgo in Provincia di Varese sulle splendide rive meridionali del Lago Maggiore, allora al confine tra l’impero degli Absburgo e il regno piemontese dei Savoia.
In quell’anno un abbondante raccolto di uve spingeva molti abitanti del posto utilizzarono le eccedenze per produrre grappe e distillati; così fece anche Bernardo Rossi utilizzando poi delle botti, costruite da lui stesso, per far riposare il distillato.
Nell’arco di pochi anni, la domanda per i suoi distillati aumentò così tanto da portare Rossi ad acquistare e utilizzare nel 1870 i primi alambicchi in rame a fuoco diretto, capaci di garantire l’alta qualità del prodotto e al contempo una quantità adeguata alla domanda del mercato.
La distilleria passava poi in mano al figlio, Carlo, che, rinominata la distilleria “Fratelli Rossi” continuava la produzione di grappa con gli stessi metodi artigianali del padre. A Carlo subentrava il figlio Arturo, il quale espandeva la rete di distribuzione oltre le sponde del lago Maggiore. La sua passata esperienza presso la fabbrica Zoia di Arona, che allora produceva aromi, essenze e cognac francese, gli permetteva di applicare nuove tecniche di invecchiamento in barrique e di distillare nuovi liquori a base di erbe, radici e frutta.
Ma il suo desiderio di realizzare nuove gamme di prodotto più in linea con i cambiamenti del mercato di allora veniva frustrata dai famigliari. Lo scontro portava alla fuoriuscita del Nostro che fondò la “Arturo Rossi Distilleria”.
Quando nel 1915 Arturo veniva chiamato alle armi, la moglie, Annetta Zingaro, prendeva le redini dell’azienda: quando però la donna manifestò al marito al fronte il timore di non essere in grado di sostituirlo nella distillazione, l’uomo scrisse alla consorte una lunga lettera di istruzioni, un vero e proprio vademecum per “la migliore distillazione”.
Annetta, rinfrancata dalla fiducia di Arturo, riusciva a questo punto a produrre la grappa necessaria per far fronte alla domanda del mercato e la “Arturo Rossi Distilleria” rimaneva aperta anche durante il conflitto bellico.
Una volta tornato a casa sano e salvo, Arturo proseguiva nella sua politica di miglioramento dei prodotti e della distribuzione e decideva di abbandonare la vendita di grappa sfusa a favore di quella imbottigliata. Si apriva così una nuova sfida: lo studio del packaging (forse allora si chiamava in un altro modo, e si capiva bene lo stesso ndr), con la grafica delle etichette, il design (idem come sopra…) delle bottiglie e l’ideazione di confezioni regalo.
Nel 1919 la reunion: la Arturo Rossi Distilleria, d’accordo con il resto della famiglia, inglobava la Fratelli Rossi, dando così origine alla distilleria Rossi d’Angera.
Negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, la produzione della distilleria conosceva una grande espansione: gli affari andavano così bene che il re Vittorio Emanuele III gli conferiva il “Brevetto della Real Casa Savoia”, un importante riconoscimento di gratitudine da parte della famiglia reale per i successi raggiunti.
Perpetrano una sorta di tradizione monarchica familiare, Bernanrdo, figlio di Arturo, entrava a sua volta in distilleria, abbandonato il sogno di una carriera diplomatica stroncata dalla guerra imminente e dalla crisi del ’29 che ancora faceva sentire i suoi effetti, con l’azienda di famiglia che reclamava il suo “sacrificio”. Detto, fatto: Bernardo partecipava alla produzione delle grappe applicando nuove tecniche di invecchiamento, apprese durante un periodo di formazione in Francia, e puntando su prodotti più invecchiati e diversificati.
Nonostante il secondo conflitto mondiale, la Rossi D’Angera aveva continato a operare a buon ritmo mentre Bernardo e la moglie mettevano al mondo tre figlie e un figlio, Arturo, chiamato come il nonno.
La crescente gamma di grappe e altri liquori veniva apprezzata da un pubblico sempre più ampio, fino a raggiungere Roma: a Pasqua del 1948, infatti, l’allora presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, ringraziava tramite telegramma Bernardo Rossi per l’invio di una varierà di prodotti assai graditi. Chissà che non avesse stappato una di quelle bottiglie per festeggiare di lì a qualche giorno la storica vittoria elettorale del 18 aprile, quella che segnava il destino occidentale e atlantico dell’Italia, con la vittoria della DC e la sconfitta del Fronte popolare di comunisti e socialisti guidati da Togliatti e Nenni.
La crescita continua, più o meno costante come accade in tutte le vicende umane e imprenditoriali, dal secondo dopoguerra ad oggi è stata possibile dall’impegno profuso in azienda da Arturo, e oggi dal figlio Nicola: esperto di distillazione, dopo essersi formato e fatto le ossa altrove, ora guida l’azienda al fianco del padre forte di esperienze, sapienza e tecniche accumulate negli anni. E’ lui l’ultimo rappresentante di una dinastia che non è retorica dire che affonda le radici in un passato davvero lontano e, dopo 173 anni di vita, continua a distillare sapientemente i prodotti che offre al pubblico, oggi proiettandosi nel futuro anche attraverso l’ecommerce.
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Il piccolo Bernardo, la madre Annetta e il padre Arturo Rossi, Anni 20 del Novecento

Foto storica della distilleria

Carta da lettara intestata della distilleria

Brevetto n.1082 della Real Casa Savoia (1931)

Linea di imbottigliamento nella sede storica di via Mazzini

Linee storiche

Spitz Genziana

Bernardo (a sinistra) e Arturo Rossi, anni 30 del Novecento

Arturo (a sinistra) e Nicola Rossi, anni Duemilaventi