#ragionevolezzacontroilvirus l’intervista a Eduard Bernhart, direttore del Consorzio Vini Alto Adige
Di Camilla Rocca
A livello consortile avete pensato di fare qualche attività di formazione rivolta a soci e dipendenti in questo periodo? Hai dovuto prendere delle misure in tal senso?
Fin dall’inizio della crisi abbiamo e stiamo cercando di porci in un atteggiamento di attento ascolto dei nostri soci ma anche di tutti gli altri stakeholder del sistema al fine di porci come interlocutore di riferimento in questo momento di smarrimento generale. In queste ultime settimane si è aperto un tavolo di discussione molto serrato volto a verificare i diversi fabbisogni dell’intera filiera e valutare le proposte più idonee da formulare per adottare tutte le misure più opportune da mettere in campo al fine di offrire massimo supporto ai nostri soci. A livello di attività ci siamo concentrati sulla comunicazione e promozione del brand “Südtirol Wein- Vino Alto Adige” organizzando una serie di digital tasting che hanno coinvolto e stanno coinvolgendo i giornalisti della stampa di settore e non solo allo scopo di raccontare l’andamento dell’annata 2019 e presentare i nostri vitigni. Anche dal punto di vista delle interazioni sui social network abbiamo cercato di mantenere un dialogo costante con il consumatore.
Avete pensato di istituire o incentivare un servizio di e-commerce per le aziende?
Si, in particolare per quanto concerne il mercato Italia abbiamo cercato di incentivare e promuovere il canale delle vendite delle nostre aziende inserendo sul sito del Consorzio Vini Alto Adige una nuova sezione dalla quale è possibile accedere direttamente ai siti delle cantine socie che dispongono dei servizi di online shop o di consegna a domicilio. La campagna ha rappresentato per noi un’iniziativa importante, a supporto delle vendite che in questo particolare momento storico ha subito delle significative flessioni e che ha messo a dura prova molte realtà vitivinicole del territorio. Ma anche un messaggio positivo, una risposta proattiva da parte degli stessi produttori e del Consorzio ad un’emergenza, quella economica dopo che sanitaria causata dall’epidemia del Covid19, che dimostra ancora una volta lo spirito di iniziativa e di coesione tipico dell’Alto Adige.
Come si sono organizzate le varie aziende agricole per dare continuità alla produzione?
La produzione vitivinicola dell’Alto Adige si caratterizza per essere una realtà microstrutturata e variegata, con quasi 5.000 aziende che occupano circa 10.000 addetti. Nel settore della vinificazione e della distribuzione il territorio è quindi popolato da piccole, se non piccolissime, realtà a gestione familiare. L’impatto della crisi Covid19 è stato dunque diverso in base alla tipologia di realtà che l’ha dovuta affrontate. Un elemento che ha tuttavia accomunato tutte le aziende è stato il desiderio e l’impegno di tentare di reagire incentivando gli strumenti a disposizione per promuovere e supportare le vendite.
Cosa vorresti dire all’estero sull’ospitalità italiana?
L’enoturismo in Italia ha un grandissimo potenziale ed è un territorio altamente apprezzato e amato all’estero per l’estrema varietà dei suoi ambienti e per le bellezze artistiche e paesaggistiche disseminate nel Paese. Lo stesso vale per l’Alto Adige. Il turismo in Alto Adige ha tutte le caratteristiche che servono per riprendere con vigore dopo questa forzata battuta d’arresto e anzi ampliare l’offerta fino ad ora disponibile: un patrimonio storico immenso, culturale ma anche enologico se si pensa che qui la viticoltura conta più di 3.000 anni e che il vino è uno dei primi prodotti esportati dell’Alto Adige; l’ambiente, tenendo conto che l’Alto Adige vanta un Patrimonio UNESCO di inestimabile valore: le Dolomiti; gli innumerevole sentieri, piste ciclabili e pedonali che è possibile percorrere in tutto il territorio in totale sicurezza; la cucina locale caratterizzata da una tradizione culinaria molto varia che racchiude al suo interno influenze austroungariche, bavaresi e mediterranee
Quello che possiamo dire con forza è che l’Alto Adige oggi è pronto ad accogliere in sicurezza i suoi visitatori per loro vivere un’esperienza densa sotto tutti i punti di vista. Dell’Alto Adige i turisti apprezzano l’ospitalità e le molteplici possibilità di compiere attività all’aria aperta come escursioni a piedi e tour in MTB per ogni grado di difficoltà e preparazione. Dopo lo stop forzato di questi ultimi mesi, le cantine altoatesine sono ora nuovamente pronte ad accogliere a braccia aperte tutti i turisti che vorranno visitare la provincia e degustare le sue eccellenze vinicole. I produttori si sono organizzati in modo da poter mostrare ai visitatori le loro realtà nel pieno rispetto delle regole: visite in piccoli gruppi, tour all’aria aperta e nei masi d’alta quota, circondati dall’idilliaco paesaggio delle Dolomiti.
Che messaggio vuoi inviare al mondo, considerata anche l’importanza che la clientela internazionale ha per le aziende socie?
L’export rappresenta per noi un asset molto importante, a cui oggi è destinato circa il 25% della nostra produzione. I vini dell’Alto Adige sono ampiamente apprezzati all’estero e negli ultimi anni si sono registrati numeri importanti a livello di esportazioni. Al fine di supportare il brand “Südtirol Wein- Vino Alto Adige”, il Consorzio svolge un importante lavoro di promozione. Germania, Austria, Svizzera, Inghilterra, Paesi Bassi ma anche Stati Uniti, Russia, Cina e Giappone sono solo alcuni dei Paesi in cui il Consorzio ha lavorato in questi anni per far conoscere e diffondere la ricchezza enologica che sa offrire il territorio vitivinicolo altoatesino. È anche grazie all’intensa attività di promozione messa in campo in questi anni che i mercati esteri in questa difficile fase hanno tenuto, riconoscendo ai nostri prodotti un’unicità e una personalità inimitabile, fattore che sarà decisivo per i mesi a venire.
Come pensi andrà il settore del turismo, della ristorazione e del vino e quali sono le azioni che il governo dovrebbe fare per aiutare il comparto?
Ci auspichiamo che, con la riapertura della ristorazione e con la ripartenza del settore turistico, anche il comparto vitivinicolo possa ritrovare un po’ di ossigeno. Di sicuro i prossimi mesi saranno ancora caratterizzati da una ripresa progressiva e decisiva sarà la capacità di spesa degli italiani per far ripartire i consumi.
Quale altro strumento utilizzerà il settore del vino per superare la crisi?
Ad oggi il nostro impegno principale, di concerto con gli altri attori del sistema, è quella di essere quanto più possibile responsive sul fronte delle fonti di finanziamento a supporto del settore. Stiamo lavorando per rimodulare le misure OCM vino e ci stiamo adoperando, per quanto concerne le nostre competenze, per facilitare gli investimenti che riguardano il comparto.