Chuck George non è solo il pioniere dello smash burger in Italia, ma l’artefice di un impero gastronomico in espansione. Da New York a Milano, passando per Roma, Madrid, Parigi e ora Amsterdam, ha cucito con stile la sua visione culinaria sul tessuto delle capitali europee. Il suo approccio? Identità forte, branding istintivo e piatti che raccontano una storia tutta americana, contaminata da mille influenze, asian in primis. Con il diner/bistrot Dinette e un hotel in apertura, il viaggio del gruppo Hi Just Kidding è appena iniziato
M.L.Andreis
New York chiama, Milano risponde
Nato nel Rhode Island e cresciuto in Virginia, Chuck George ha forgiato la sua anima tra i grattacieli di New York, dove la ristorazione è più simile a una giungla che a un mestiere. È lì che ha imparato a nuotare controcorrente, prima come creativo per Silkstone, poi come autodidatta con le mani in pasta, letteralmente. Nel 2020, la pandemia lo porta in Italia, precisamente a Firenze, con la compagna di allora. Ma sarà Milano, un anno dopo, a diventare la vera svolta.
Da un divorzio a un impero
Nel febbraio 2022 la sua vita personale subisce uno scossone: il divorzio. Ma è proprio da lì che nasce Chuck’s, il primo ristorante a Milano dedicato allo smash burger, ancora semi-sconosciuto nel Belpaese. Siamo nel marzo dello stesso anno. Per restare in Italia, Chuck decide di fare ciò che gli riesce meglio: cucinare la propria identità, servita tra due fette di pane. La filosofia è chiara e granitica: niente compromessi. Se chiedi di togliere un ingrediente, quello non è più un Chuck’s. No way out.
Il burger come radice, non come moda
Contrariamente a quanto si pensi, lo smash burger non è un capriccio modaiolo newyorkese. Per Chuck ha il sapore dell’infanzia, delle visite al locale Wilson’s in Ohio con papà. E affonda le radici a Kreckles, in Illinois. Quando lo ha portato in Italia, nessuno usava ancora quel termine. Il burger è la sua lingua madre, il primo passo di un racconto che oggi ha capitoli in tutta Europa.
A spasso per l’Europa, con vista sull’oriente
Dopo il successo meneghino, arriva Roma. Poi Parigi, dove il brunch del weekend al Grand Amour fa scintille. Quindi è il momento di salpare per Londra con il tutto esaurito al Carousel. E infine Madrid, dove lo smash burger evolve in bistrot contemporaneo e sofisticato. Chuck’s Mad sfida la definizione stessa di cucina americana, intrecciandola con l’Asia e i ricordi di famiglia: spring rolls, char siu, alitas cotte su hibachi.
Hi Just Kidding: quando il business è un ecosistema creativo
Chuck non si accontenta di aprire ristoranti. Fondando il gruppo Hi Just Kidding, costruisce un universo che unisce food, vino e storytelling. LMNOP, il progetto di distribuzione di vini naturali con cuvée prodotte in Francia, è un manifesto anti-conformista: a Milano tutti servono gli stessi vini, Chuck decide di rompere il copione. In parallelo investe in un’azienda greca di olio EVO che oggi finisce nei migliori piatti di Copenaghen. È imprenditore, sì, ma con l’anima da artista.
Due anime in un locale: benvenuti a Dinette
Il prossimo capitolo? Si chiama Dinette, e aprirà tra maggio e giugno in via Vigna 6, nel cuore delle Cinque Vie di Milano. Un locale con due facce: diner americano di giorno, bistrot asiatico la sera. La proposta? Pancetta stagionata all’aria con zucchero e soia, pollo fritto con gochujang e waffle, congee (che sarà una prima assoluta all’ombra della Madonnina), e la sera, il menu già collaudato a Madrid. Un esercizio di stile e sostanza, da mattina a notte.
Fast casual o fine dining? Bando ai confini…
Senza volerlo, Chuck è diventato “quello degli hamburger”. Ma il Nostro ha molto di più da dire. Dinette è la risposta a chi lo sottovaluta. Con la sua doppia anima, dimostra che è possibile passare dal comfort food al gourmet senza perdere coerenza. Perché l’identità è la vera chiave, non l’etichetta. E Chuck sa chi è e cosa vuole essere…
Un hot dog in via Montenapoleone? È tutto vero.
E i prossimi progetti? Intanto un caffè all’interno di un negozio di occhiali di lusso in via Montenapoleone. Niente di nuovo? Sedetevi pure se siete sensibili: qui si potrà ordinare un hot dog mentre si comprano occhiali da 1.000 euro (se va bene…). Un colpo di teatro, perché no?… una provocazione pop, certo! Ma, soprattutto, un’idea in linea con il mood e il desiderio di Chuck: sorprendere! E di farlo con una salsiccia servita nel Quadrilatero…
Un futuro a misura di… canale
E di idee Chuck ne ha tante (altre): ora che vive tra Milano e Amsterdam, ha appena acquistato una casa sui canali da trasformare in boutique hotel con 10 camere e ristorante. L’idea? Vivere nei luoghi che ama, non solo aprirci locali. Una filosofia nomade e visionaria, che anche con una scintilla d’ingenuità mostra tutto il suo spirito crea/innovaTIVO
Highlights:
L’impero del newyorkese Chuck nasce da un panino: lo smash burger come simbolo di radici e autenticità.
Chuck’s Milano è stato il primo a usare il termine “smash burger” in Italia, aprendo la strada a una nuova tendenza.
Il gruppo Hi Just Kidding unisce food, vino e branding in un ecosistema imprenditoriale innovativo.
LMNOP distribuisce vini naturali poco conosciuti in Italia e Spagna, sfidando l’omologazione dell’offerta.
Chuck’s Mad a Madrid è un american bistrot che racconta la sua identità multiculturale tra Asia e USA.
Dinette sarà il primo locale milanese a servire il congee, piatto asiatico reinterpretato in chiave brunch.
Il progetto in via Montenapoleone unirà moda e street food in un mix esplosivo tra lusso e ironia.
La filosofia di Chuck? Nessuna modifica ai piatti. Se cambi un ingrediente, non stai più mangiando Chuck’s.
Dopo Milano, Roma, Madrid e Parigi, il prossimo passo sarà un boutique hotel con ristorante ad Amsterdam.
La sua forza è (anche un pizzico d’) l’ingenuità: creatività senza filtro, spontaneità come metodo, autenticità come marchio di fabbrica.