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Torino rilancia la ristorazione puntando sull’esperienza. In un settore in affanno, chef e camerieri over 50 tornano protagonisti, portando affidabilità e passione. Mentre i giovani faticano a credere nel lavoro post-Covid, i professionisti con più esperienza si reinventano e conquistano cucine e sale, diventando la vera spina dorsale del comparto

M.L.Andreis


L’esperienza non ha età, ma oggi fa la differenza
Nel cuore di Torino, tra tavoli apparecchiati e pentole che tornano a ribollire, la ristorazione riparte. E lo fa spingendosi oltre le abitudini, scommettendo su chi ha già un bagaglio di vita e professione alle spalle. Mentre i numeri certificano una timida ripresa – +1,6% di consumi in Piemonte, per un totale di 6,5 miliardi – a guidare la rinascita non sono i giovani, ma gli over 50. Un vero e proprio controesodo verso cucine e sale, dove oggi l’esperienza batte l’inesperienza.

Giovane che cerchi, maturo che trovi
A dispetto dei riflettori sempre puntati sulle nuove generazioni, il settore ha cambiato paradigma. Se gli under 30 coprono ancora il 39,7% della forza lavoro, il dato che sorprende è un altro: i lavoratori over 50 sono aumentati del 10%. È il ritorno in scena dei professionisti maturi, figure affidabili e professionali, pronte a rimettersi in gioco, spesso dopo una vita in tutt’altri settori. Lavapiatti, camerieri, chef: il mestiere si reinventa, ma la voglia di lavorare resta intatta.

Costi su, consumi giù
La cronaca del settore racconta di una crisi silenziosa, fatta di serrande abbassate e nuove aperture col contagocce. A Torino città, nel solo 2024, si contano 631 locali in meno, a fronte di 1.055 chiusure e appena 424 nuove attività. Un saldo in rosso che fotografa le difficoltà strutturali del comparto, tra costi in ascesa e consumi ancora incerti. Ma ciò che più preoccupa è la carenza cronica di personale qualificato: una lacuna che nessuna ripresa, da sola, può colmare.

La carica (vitale) dei 50enni
Se i giovani non si presentano ai colloqui, faticano ad accettare turni serali e lavorare nei weekend, complice il Covid che ha stravolto la percezione del lavoro e la disponibilità ad affrontare le sfide del mestiere, non resta che “ri-chiamare” chi era avvezzo a ben altre realtà, fatte sì anche di sfruttamento ed eccessi ma che hanno formato/forgiato chi ha superato (abbondantemente) gli “anta”. Non è dunque un caso se Vincenzo Nasi, presidente di Epat Ascom Torino, afferma che, se il 2024 ha segnato un timido segno più, lo si deve ai lavoratori over. Portatori di una professionalità vera, solida, concreta. I giovani, invece, cercano spesso soluzioni alternative, vivono di lavoretti, si barcamenano tra disoccupazione e attività in nero. Ma lavorare in sala o in cucina richiede dedizione e flessibilità: qualità che, paradossalmente, oggi si trovano più facilmente nei curriculum dei 50enni.

Quando la passione non va in pensione
Quello che sta accadendo a Torino non è solo una reazione alle difficoltà, ma anche un segnale culturale. Gli over 50 non accettano di uscire di scena. Rimettono il grembiule, imparano nuove competenze, affrontano turni massacranti con uno spirito che somiglia a una rinascita. Non è solo una questione di bisogno economico: è una sfida personale, un modo per sentirsi ancora parte attiva della società.

Insomma: in un’epoca in cui l’età sembra spesso un ostacolo, il mondo della ristorazione torinese capovolge la narrazione. Gli over 50 sono diventati il nuovo punto di riferimento, la colonna vertebrale invisibile che tiene in piedi il settore. E lo fanno con la calma della consapevolezza, la resistenza di chi ha già affrontato crisi e incertezze, e la cura dei dettagli che solo gli anni sanno affinare.

Dall’urgenza alla tendenza: ristorazione laboratorio sociale
Quello che nasce come una necessità potrebbe diventare una nuova normalità. Gli over 50, una volta considerati difficilmente collocabili, oggi si riscoprono indispensabili. E, di conseguenza, la ristorazione si trasforma in laboratorio sociale dove il talento non ha età e l’esperienza diventa un asset. Torino non fa eccezione, ma guida il cambiamento con un mix inaspettato di resilienza e buon gusto.

In fondo, dietro ogni piatto ben servito e ogni sala gestita con classe, c’è una storia. Spesso, è quella di chi ha vissuto abbastanza da sapere che ogni ripartenza è una piccola rivoluzione. La ristorazione torinese ha trovato nei suoi professionisti maturi non solo manodopera, ma passione, impegno e una forma d’amore per il lavoro che sembra oggi sempre più rara. Forse il futuro, stavolta, lo traccia chi il futuro sa anche reinventar(SE)lo.


Highlights:
A Torino la ristorazione rinasce con l’esperienza: gli over 50 guidano la ripresa tra cucine e sale.
Nel 2024 i consumi piemontesi crescono del +1,6%, ma a trainare non sono i giovani.
La forza lavoro over 50 registra un +10%, diventando il vero motore del settore.
Sempre più ristoratori scelgono figure mature per professionalità e affidabilità.
I giovani faticano ad accettare turni serali e weekend, i ristoratori si orientano altrove.
Torino perde 631 ristoranti in un anno, ma si affida ai veterani per ripartire.
Contratti pirata e precariato allontanano i giovani e rafforzano la presenza degli over 50.
Il settore riscopre la dignità del mestiere attraverso chi non ha mai smesso di crederci.

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