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Cucina italiana rivisitata in chiave moderna, look contemporaneo e internazionale e un format pensato per i clienti di un cinque stelle lusso e non solo al ristorante MaMì in zona City Life

di Chiara Di Paola

 

Tutte le strade portano a City Life: forse non sarà così dal punto di vista geografico, ma di certo il ristorante MaMì, è riuscito a fare della zona una meta gastronomica in cui si condensa il meglio delle tradizioni regionali d’Italia con in più un tocco innovativo e contemporaneo, che si riflette fin dallo stile della location.

Il ristorante sorge all’interno dellHotel Melià Milano, un 5 stelle lusso (appartenente a una catena spagnola di hotellerie presente in tutto il mondo) situato nell’ex sede della storica azienda dolciaria milanese Alemagna, in uno dei quartieri più moderni e dinamici della città,  a 15 minuti in metropolitana dal centro storico.

Frutto di un profondo restauro realizzato a cura dell’architetto spagnolo Alvaro Sans (specializzato in progetti che riguardano hotel e resort) con la collaborazione dello studio milanese Vittorio Grassi Architects, questo business hotel mette oggi a disposizione 291 camere suddivise in varie tipologie (147 Meliá, 76 Premium, 61 “The Level”, 4 Business Suite, 1 camera Diabolik, 1 Ambassador Suite e 1 Suite Presidenziale), più 2000 mq di spazio adattabili per qualsiasi tipo di evento (dai meeting aziendali ai matrimoni), e il prestigioso “Lounge The Level”, una sorta di boutique hotel all’interno dello stesso Meliá Milano, riservato ai clienti che soggiornano nelle camere di categoria superiore, che qui possono trovare uno spazio esclusivo in cui godersi dei servizi privilegiati a qualsiasi ora del giorno.

Hotel nuovo, ristorante nuovo

Frutto della recente ristrutturazione è anche il nuovo ristorante MaMì,  pensato per risultare raffinato ma conviviale, esteticamente curato ma non altezzoso, minimalista nelle forme ma reso accogliente dalla sapiente scelta dei materiali degli arredi, dall’accostamento dei colori e dalla presenza costante dell’elemento vegetale. In più, oltre ad essere operativo 7 giorni su 7 (sia a pranzo sia a cena), il nuovo MaMì è aperto non più solo ai clienti dell’hotel (rispetto al quale gode pertanto anche di un ingresso separato), ma a chiunque voglia provare il meglio della cucina internazionale e fusion,  coerentemente con le dinamiche della ricca piazza gastronomica della Milano attuale.

La trasgressività della tradizione

La proposta gustativa voluta da Roberto Picozzi (executive chef di Meliá Milano) e Pio De Filippo (chef di MaMì) è pensata come un viaggio nelle tradizioni antiche e familiari del Bel Paese, ma allineata alla costante ricerca di qualcosa che permetta di distinguersi dal “già visto” e che segni una continuità multisensoriale con l’aspetto moderno della location e con l’attenzione al design (nello stile di Bruno Munari ed Enzo Mari) che coinvolge tutti gli aspetti del ristorante: dall’apparecchiatura all’estetica dell’impiattamento, fino alle immagini affisse alle pareti che rievocano l’immaginario magico e sognante della Dolce Vita (incarnato per esempio dal ritratto di Sophia Loren che stende la pasta fresca).

Alla base di tutto c’è la consapevolezza che in un panorama come quello meneghino, sempre teso verso qualcosa di sorprendente e soggetto a un fascino dell’esotico spesso fine a se stesso, la scelta più trasgressiva è paradossalmente proprio quella di puntare sulla cucina tradizionale, autentica seppur rivisitata, con un menù (non a caso intitolato Storie di cucina italiana) capace di riflettere una filosofia in cui le persone, gli ingredienti e la convivialità tipicamente italiana sono al centro di tutto.

Sapori netti, piatti nuovi, con qualche concessione rassicurante

Storie di cucina italiana parte dalla genuinità delle ricette territoriali e regionali di tutta Italia, reinterpretandole in modo da alleggerirle, renderne riconoscibile e valorizzarne gli ingredienti e al tempo nobilitarle attraverso la cura degli impiattamenti in chiave gourmand. Il menù è un ricco susseguirsi di piatti giocosi (come il Cono ripieno di tartare di Chianina, caprino allo zafferano e pop corn di maiale) e confort food come le concessioni alla milanesità più autentica del Risotto alla milanese della Costoletta di vitello alla milanese con rucola, pomodorini e patate (d’altronde lo stesso nome sull’insegna è un tributo alla canzone in dialetto milanese scritta da Giorgio Strehler e portata al successo da Ornella Vanoni nel 1959). Non mancano poi interessanti connubi di classicità e innovazione all’interno delle singole portate, come nel Filetto di sgombro marinato all’aceto di lamponi, pomodorini in carpione alla camomilla, gel di ibisco e radicchio in agrodolce; nei Paccheri con calamari, carciofi, salsa carbonara e polvere di guanciale amatriciano; nel Trancio di spigola all’amo, cotta al vapore di tè verde, glassa al sedano rapa, emulsione di spinaci, nero di seppia e asparagi. Il risultato è un’offerta ricca e varia, che include carne e pesce ma non esclude opzioni vegetariane e vegane, per andare davvero incontro alle esigenze di ogni cliente.

Lusso responsabile

Elemento ormai imprescindibile nel settore della ristorazione e dell’hotellerie contemporanee (nonché fondamentale elemento strategico per il gruppo Melià) è l’attenzione alla sostenibilità, in termini sia ambientali sia socioeconomici (tanto che la struttura ha conquistato il certificato internazionale Ecostar®), soprattutto alla luce del fatto che i clienti che frequentano questi ambienti esclusivi sono sempre più consapevoli e attenti all’impatto delle attività con cui interagiscono, e orientano di conseguenza le proprie scelte di acquisto e di consumo (che si tratti di un soggiorno o di una cena).

Di qui innanzitutto la scelta di sfruttare al massimo la luce naturale in tutti gli ambienti dell’Hotel Melià Milano: nel ristorante come nella lobby, nelle sale meeting e nelle camere private, dove il sole filtra attraverso le ampie vetrate e gli alti lucernari valorizzati durante la ristrutturazione a simboleggiare la rinascita del luogo. In più, dalla cucina alla sala di MaMì, quest’attenzione si esprime nel tentativo di eliminare il più possibile la presenza della plastica e nella ricerca di prodotti stagionali, a filiera corta o comunque gestita eticamente e nella riduzione degli scarti attraverso l’applicazione di nuove tecnologie che consentono di rendere gourmet anche una cucina “di recupero”.

Insomma, qui tutto è pensato per avere un senso, un’anima e un (buon) gusto, per raccontare idee, storie, filosofie di vita e di accoglienza. Nella consapevolezza che soggiornare in hotel o fermarsi al ristorante non implica più solo dormire, mangiare e godere di alcuni servizi esclusivi, ma significa piuttosto respirare un’atmosfera, compiere un viaggio, vivere un’esperienza. Accompagnati da chi ogni giorno si impegna a progettarla e offrirla. Dal primo sorriso all’ingresso nella lobby fino a quella dello chef che, a fine pasto, si accosta al tavolo per porgere la mano ai propri clienti. Questo oggi è il vero lusso.

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