di Chiara di Paola
Aperto all’inizio di quest’anno all’interno dell’ottocentesco e neo ristrutturato Palazzo Cordusio del Beltrami (già Palazzo Venezia, oggi sede dell’hotel 5 stelle Cordusio Gran Meliá), Giardino Cordusio è molto più di un cocktail bar: piuttosto si tratta di un’oasi urbana all’ombra della Madonnina, affacciata sull’omonima Piazza ma capace di far dimenticare la trafficata realtà circostante; un salotto cittadino dall’eleganza accogliente, contemporanea e fresca, capace di attrarre non solo una clientela di passaggio (come i viaggiatori ospiti dell’hotel) ma anche chi vive Milano ogni giorno, e qui (da pranzo fino a mezzanotte) può trovare un luogo di aggregazione in cui fermarsi, per riscoprire il piacere dell’aperitivo all’italiana, ma anche gustare una cucina dal sapore internazionale, in linea con le richieste gourmet di una città ormai cosmopolita.
La location: il lusso del bello
Piante lussureggianti, specchi dorati e superfici riflettenti, arredi in stile vintage, con divani dalle texture avvolgenti e tavoli in marmo, ampi lampadari di cristallo che pendono dal soffitto di vetro e un’imponente bottigliera a tutta parete che domina la sala: Giardino Cordusio mixa lo stile coloniale (a tratti esotico) con un raffinato gusto cosmopolita, ispirato al concetto di American bar ma rivisitato alla luce di un’attenzione ai dettagli e al culto dell’accoglienza tutti italiani. Difficile pensare che un tempo questa splendida corte non fosse che il parcheggio riservato ai dipendenti delle Assicurazioni Generali, di cui l’edificio è stato a sede dal 1897 al 1901 e che oggi, grazie alla riqualificazione voluta da Sunset Hospitality Group e affidata allo Studio Marco Piva, ospita il primo Gran Meliá di Milano. Un hotel 5 stelle lusso da 84 camere, con tanto di piscina, Spa e centro benessere creati dal nulla al piano ipogeo, e ben due ristoranti al quarto piano, con vista su piazza Mercanti e sulle guglie del Duomo: il giapponese Sachi (letteralmente “felicità”), dove chef Moon Kyung Soo propone una cucina essenziale e colorata, basata su materie prime pregiate e senza frontiere (il menù non esclude friggitelli, caviale, salsa aioli al tartufo, branzino cileno, olio al basilico e sale nero, accanto a manzo wagyu, kabocha e shichimi), declinate secondo la filosofia “Kappo Ryori” (letteralmente “tagliare e cucinare”), a metà strada tra la più formale esperienza “Kaiseki” e lo stile da “Izakaya” delle trattorie giapponesi più autentiche (senza trascurare l’esperienza dell’Omakase, da vivere al bancone; e l’italianissimo Isola, con focus sulla cucina del Sud e delle isole, affidata a chef Francesco Bagnato e premiata dalla Guida Michelin.
Locali aperti non solo agli ospiti dell’hotel ma anche a chiunque voglia sperimentare un lusso “alla milanese”, inteso come immersione in un’atmosfera ricercata, elegante e discreta, lontana dall’ordinario, e contraddistinta dal buon gusto, trasformato in bellezza.
Molto più di un cocktail bar
Giardino Cordusio è molto più che un locale (super instagrammabile) in cui fermarsi per “bere qualcosa”: è un luogo che si ispira alla Dolce Vita, in cui sperimentare la vera accoglienza all’italiana e riscoprire il rito sociale dell’aperitivo e il ruolo del bar come punto di riferimento per incontrarsi. Un ambiente «che invita a lasciarsi alle spalle l’ordinario», curato nei dettagli e con un accompagnamento musicale adeguato, in cui gustare il meglio della miscelazione più raffinata, tra grandi classici italiani e internazionali e alcuni signature.
La drink list (ma anche l’immagine stessa del locale) è stata costruita con la consulenza di Giancarlo Mancino (uno dei barman più famosi della mixology contemporanea, nonché imprenditore a 360 gradi e partner del “World’s 50 Best Bars” con il suo omonimo brand di Vermouth) di cui riflette l’identità e del quale rivela la predilezione per i cocktail classici del passato, ma anche la capacità di rinnovarli con ironia e un piglio creativo che si manifesta anche nel suo aver disegnato non solo i bicchieri e gli utensili da bar utilizzati al Giardino, ma anche il bancone di 12 metri in mogano e ottone lucidato affidato al capo barman Daniel Jonathan Selby (anche lui parte del dream team italiano che ha portato il Connaught di Londra fisso in cima alla bar industry e per due anni consecutivi primo tra i World’s 50 Best Bars con il Martini trolley di Ago Perrone). Qui, insieme ai colleghi, egli dà vita a cocktail pensati ciascuno come “un capolavoro, meticolosamente bilanciato e presentato con un tocco artistico” o come “una danza di liquori e botaniche, autentici elisir che affascinano sia l’occhio sia il palato” dell’ospite che – sempre più spesso – ama intrattenersi al bancone in compagnia del mixologist, come farebbe per un espresso al bar.
Cosa si beve al Giardino Cordusio?
L’offerta beverage ruota attorno a una carta sontuosa che include 1200 etichette di vini e Champagne (per lo più nazionali) ma punta molto sulla miscelazione, spaziando tra grandi cocktail d’autore (italiani e internazionali, nelle loro diverse interpretazioni), una serie di originali Spritzes (al Lambrusco, al Soave, al Barbera o al Primitivo), alcuni drink che non si trovano comunemente nelle carte dei locali (come il “Decisone” e lo “Snebbiante” e “Le grandi acque” di eredità marinettiano-futuristica) e cocktail non codificati, tra cui spiccano i “Salutari” alcol-free e i “Tap cocktail – Freni e Frizioni” (ovvero Hugo e Americano “alla spina”).
Se alla curata selezione di Martini è dedicato un altare proprio al centro del bancone, interessante è soprattutto l’attenzione riservata alle molte possibili declinazioni del Negroni, a cui in carta è dedicata una “Collezione” di 7 drink (più l’immancabile Negroni Sbagliato e un Sicilian Negroni), con un drink anni 70 realizzato con una selezione esclusiva e molto rara di tre bottiglie risalenti a questa decade, e il “must della casa” battezzato “al Fresco”, realizzato con uno speciale Mancino Vermouth Rosso conservato in un’anfora di terracotta, che prima di arrivare dietro al bancone del Giardino ha passato 30 giorni di invecchiamento sottoterra). Una nota di merito va anche all’ampia scelta di gin, whisky, grappe, rum, acquavite e amari, che rende la proposta del locale variegata e adatta per i diversi momenti della giornata: dall’aperitivo (servito dalle 18.00 alle 21.00) all’after-dinner.
Un “pairing” in cui è cibo ad accompagnare i cocktail
Ad accompagnare i cocktail, per l’aperitivo arriva un feral prodotto sulle Dolomiti (un fermentato analcolico alla barbabietola rossa, aromatizzato al ginepro e altre erbe), alcuni dry snack (olive infornate di Matera, presidio Slow Food, taralli e patatine) e una scenografica alzatina a forma di ruota panoramica con tante specialità DOP (il cubo di Parmigiano Reggiano con quinoa croccante; la mini bruschetta di pane lievito madre al doppio pomodoro, fresco e secco, vaniglia e lime; la rosa di bresaola con caprino; il vol-au-vent con mousse di mortadella e barbabietola marinata in aceto canadese).
Per chi volesse approfondire l’esperienza gustativa, c’è anche la possibilità di ordinare à la carte, scegliendo tra un menu pensato come “un’ode all’abbondanza del giardino, una sinfonia di sapori accuratamente composta per risvegliare i sensi”, in cui figurano piatti della tradizione affianco a ricette dal sapore internazionale (adatti anche a pranzo e a cena), ma realizzate sempre con un tocco italiano dallo chef Andrea Nani (originario della Valtellina e per anni braccio destro di Hélène Darroze al tristellato londinese Connaught).
La proposta va dagli Affettati serviti con la giardiniera al Vitello tonnato tradizionale, dai Mini Maritozzi (con tartare di fassona, caviale e finocchetto realizzati con pan brioche fatto in casa) al Crudo di gamberi viola (con insalata di finocchi), dall’Hummus (di ceci con olio EVO e peperone crusco) all’Insalata Cordusio (una rivisitazione delle Caesar Salad), al Truffle Club (con prosciutto cotto, provola dolce, tartufo nero uncinato, maionese al tartufo), dal Lobster roll (con pan brioche fatto in casa ripieno di astice marinato, sedano rapa, cipolle di Tropea e lime) al Sashimi di Tonno rosso (con arance bruciate, jalapenho e mandorle tostate). Con i dolci invece si torna definitivamente in Italia, tra Veneto e Piemonte, con uno Sgroppino e un Bonet alle mandorle e cacao.
Un giro del mondo che tuttavia non fa mai dimenticare di essere in Italia, grazie all’atmosfera di accoglienza alimentata da un servizio elegante ma anche affabile, professionale nelle spiegazioni e nei gesti, ma sorridente e giocoso quanto basta a far sentire l’ospite davvero a casa.
Insomma, come dichiarato esplicitamente nell’incipit del menu, Giardino Cordusio è “un omaggio alla perfetta armonia tra ispirazioine botanica e artigianalità senza tempo”, “una celebrazione delle gioie semplici della vita, dove il tempo scorre lentamente e l’eleganza regna sovrana”, ma soprattutto il punto di partenza e d’arrivo di un “viaggio incantevole” che si rinnova ogni giorno.
Piazza Cordusio 2, 20123 Milano (MI)
Telefono: 351 366 7099
https://www.sevenrooms.com/reservations/giardinocordusio