Nel suo locale di Milano chef Enrico Croatti, porta avanti un progetto ambizioso, basato su un nuovo concept di cucina colloquiale, condivisa e libera nelle interpretazioni
di Chiara Di Paola
Inaugurato nel 2019, Moebius è un contenitore di culture, cibo, musica, pensato per favorire il divertimento e la convivialità, ma soprattutto è un locale in cui convivono due anime e due concept di accoglienza: al piano terra un tapa bistrot con annesso cocktail bar (che accoglie l’ingresso dei visitatori con la sua “libreria” di 300 referenze di liquori e distillati); quattro metri più in alto, su un soppalco di vetro trasparente sospeso, c’è lo spazio destinato al progetto fine dining di “Moebius Sperimentale”. Il primo è uno spazio che può ospitare fino a 120 persone, in un ambiente informale, dove vengono serviti piatti da condivide; il secondo è un ambiente più esclusivo, con soli 14 coperti e uno chef table per massimo 8 persone affacciato sulla cucina a vista dove godere di degustazioni più “intime” e ammirare lo chef e la sua brigata al lavoro.
Già per questa duplicità, Moebius rappresenta una meta unica nel panorama milanese: un luogo capace di far convivere due cucine completamente diverse e di far convivere in un unico spazio lo stile gourmet di un ristorante sperimentale, quello cosmopolita e pop del cocktail bar in stile newyorkese e del tapas bistrot, che tuttavia condividono l’attenzione per la qualità dell’offerta e del servizio.
La location suggestiva che racconta un passato “contemporaneo”
Moebius è ospitato all’interno di un ex deposito di tessuti ristrutturato, con una superficie di oltre 700 metri quadrati e soffitti alti 12 metri: uno spazio post di gusto moderno e industrial-chic, sconfinato ed elegante, architettonicamente pulito e rigoroso, in cui materiali come cemento, vetro, ferro e legno, si armonizzano in un piacevole contrappunto con un arredamento caldo, romantico e vintage (con pezzi di modernariato scelti pezzo per pezzo), pensato per far sentire il cliente a proprio agio e pronto a lasciarsi coinvolgere in un’avventura dei sensi unica.
Ad accogliere gli ospiti appena varcata la soglia c’è un’imponente “libreria di liquori” (una bottigliera con oltre 300 referenze di liquori e distillati), mentre al centro della sala domina un lunghissimo tavolo in legno (costruito con soli due pezzi di un unico albero di rovere di 900 chili) che vuole essere un invito alla convivialità e alla condivisione (ma non mancano angoli più intimi, con divanetti e poltrone).
Alzando lo sguardo si incontra quella che è stata battezzata “navicella spaziale”: una piattaforma vetrata, scenograficamente sospesa a quattro metri da terra al centro del locale, in cui trova posto Moebius Sperimentale e alla quale si accede attraverso una scala a vista in acciaio verniciato di nero, che incornicia una teca in vetro occupata da un gigantesco ulivo andaluso secolare (700 anni, 8 metri d’altezza per 80 quintali). Qui si gode di una prospettiva suggestiva sullo spazio sottostante e sulle cucine sovrapposte che sono i “due cuori pulsanti” di Moebius. L’atmosfera si fa più ovattata, adatta all’esperienza esclusiva e “personale” (ma ugualmente conviviale grazie alla continuità tra sala e cucina) promessa da questo luogo, in cui gustare una cucina ricercata, innovativa e coraggiosa, che non ha paura di osare e, fin dal menù (inteso come oggetto e testo da leggere), richiede all’avventore di lasciarsi guidare con fiducia.
Dietro (ma non troppo) le quinte del progetto
Se la progettazione concreta di questo affascinante spazio poliedrico è stata affidata allo studio di architettura Q-bic di Firenze, il merito della nascita di Moebius va riconosciuto al giovane Lorenzo Querci, toscano e “figlio d’arte” che, dopo aver girato il mondo, a soli 27 anni decide di fermarsi a Milano e di aprire il suo primo locale. La scelta della location è stata frutto di un casuale “colpo di fulmine”, il format è una voluta trasposizione delle migliori esperienze vissute all’estero e l’atmosfera è la trasposizione nella realtà delle atmosfere oniriche, rarefatte, fantascientifiche e in continua evoluzione, descritte nelle opere di Moebius (pseudonimo di Jean Giraud, famoso fumettista francese, a cui è dedicata l’insegna). Ad affiancare Lorenzo in questa impresa c’è lo Enrico Croatti, riminese classe 1982, due stelle Michelin e primo chef italiano a ottenere il prestigioso riconoscimento anche in Spagna (presso il ristorante Orobianco di Alicante), che dopo anni trascorsi in giro per il mondo, qui ritorna alle sue origini romagnole, con l’idea di “osteria”, ma declinandola in chiave contemporanea, con la proposta della sua cucina sperimentale, innovativa e sofisticata. Completano la squadra il sous-chef Luca Sinisi, il maître Filippo Arrighi, il sommelier Luca Montanaro e il bar manager Giovanni Allario.
Il menu
Nelle due cucina di Moebius, l’obiettivo dello chef Croatti è proporre un concetto nuovo di gastronomia, che sia al tempo stesso tradizionale, creativa, azzardata e intrigante e porti con sé il frutto delle molte esperienze vissute all’estero.
Il ristorante – osteria – fine dining propone una cucina avanguardista, dinamica, di forte carattere e in continua evoluzione per seguire l’estro dello chef e la stagionalità degli ingredienti. L’offerta si declina in tre tipologie di menu: mare, terra, libertà; i primi due da 9 portate per 120 euro (+65 euro di abbinamento vini); il terzo da 14 portate (a 180 euro). Tutti sono caratterizzati da piatti raffinati e semplici allo stesso tempo, che alternano l’allusione alla tradizione italiana (come il Risotto alla Carbo-Crema e ricci di mare, i Ravioli di zucca Butternut al burro e salvia; gli Agnolotti con ossobuco allo zafferano e gremolada) all’ispirazione esotica e creativa, che trova la sua massima espressione nel menu “libertà” in cui le ricette sono annunciate solo attraverso un riferimento all’ingrediente protagonista, declinato dallo chef in modo consapevole ma trasgressivo, sempre rispettoso della stagionalità, della sostenibilità e della ricerca di qualità, nonché coerente con la dichiarazione d’intenti Le materie prime prendono forma che fa da incipit alla carta.
Il risultato è un gioco tra la cucina (che ha carta bianca nel valorizzare le materie prime attraverso l’accostamento ardito e sorprendente tra prodotti poveri e ingredienti di lusso, come nel Cavolfiore bianco, mandorla cruda e caviale) e i commensali (che anche grazie agli spazi senza soluzione di continuità, possono dare allo chef un feedback immediato su ciò che stanno assaggiando), in uno scambio di idee e opinioni che arricchisce entrambi.
Per un’esperienza gourmet meno impegnativa c’è il tapas bistrot, dove è possibile gustare (e condividere) una serie di piatti in stile tapas internazionali, che cambiano in base al momento della giornata (dall’aperitivo al dopocena), da accompagnare ai drink classici o creativi proposti dal bar in stile newyorkese (selezionato dalla Guida ai migliori cocktail bar d’Italia BlueBlazer, in collaborazione con Spirito Autoctono – Touring Club Italia, nonché al 322° posto della classifica internazionale Top 500 Bars).
Non solo cibo (e drink)
A completare il camaleontico concept di un locale “a scatole cinesi”, in grado di cambiare pelle a seconda dell’orario, della giornata e della prospettiva, ci sono un palco per i concerti di musica jazz (che si tengono la domenica sera) e un corner per la vendita dei vinili (nuovi o usati ricondizionati di musica contemporanea, d’autore, jazz, internazionale) nato in collaborazione con il vicino negozio Massive Music Store.
Insomma Moebius è un luogo poliedrico e multisfaccettato, che accoglie fin dal primo sguardo e seduce i suoi ospiti in mille modi, stimolandone i sensi e conquistandoli con la sua atmosfera unica, densa di emozioni, creativa e ispirativa, che invoglia a fermarsi a lungo e invita a tornare. Per un bis o anche più di uno.