Nel linguaggio gergale giapponese è un nome che promette presto un incontro e/o un saluto affettuoso, che a Milano diventa il simbolo di un’esperienza culinaria unica, quella del format Matanē.
Frutto dell’intraprendenza e dalla passione dei fondatori Alan Sartori e Giuseppe Solzi, il brand è alla sua prima replicazione meneghina, dopo il locale aperto un soffio prima del covid in piazza XXV Aprile, accanto allo store Eataly Smeraldo. Il secondo capitolo di questa avventura di cibo nipponico tradizionale ha invece trovato casa in piazza Wagner, in un ambiente che richiama l’ecletticità e l’energia delle strade giapponesi, grazie al talento dello studio di architettura Vudafieri-Saverino Partners, che ha curato il layout della location.
Già conquistato dalla cucina orientale durante un soggiorno di lavoro a Hong Kong, è nel corso di un viaggio nella capitale del Sol Levante che Solzi si innamora del cibo e, più in generale dell’energia di Tokyo e nella vivacità delle sue strade. Fascinazione che condivide con il socio Sartori, proprietario di tre locali a Shangai. Una passione comune che li ha spinti a creare un concept di ristorazione che cattura l’essenza del cibo da strada giapponese, portando in Italia sapori autentici e irresistibili dell’impero del Tenno, quelli che i 120 milioni di abitanti dell’arcipelago mangiano fuori casa ma servono anche sulle tavole domestiche, cucinati (o consegnati) nelle loro abitazioni.
La cucina di Matanē è infatti un viaggio sensoriale attraverso i sapori tipici dello street food made in Japan, poco diffusi in Italia ma ricchi di potenziale. I piatti spaziano dall’iconico Onigirazu al Ramen, dai Donburi ai gustosi bites da condividere con gli amici. L’Onigirazu, in particolare, protagonista indiscusso del menu, è un’eccellenza che fa la sua prima comparsa all’inizio degli anni ’90 nel celebre manga Cooking Papa. Descritto come una “super easy rice ball”, inizia a diffondersi nelle case giapponesi come snack alternativo al più classico onigiri. Riconosciuto nel Paese come piatto dell’anno 2015 e come simbolo della società moderna, si affaccia per la prima volta in Italia da Matanē! Le sue declinazioni, dall’Ebi Fry al Teriyaki, dal Negitoro al Tofu, promettono un’esplosione di sapori unici e avvolgenti. A sua volta, il Dashi, pilastro della cucina giapponese, dona profondità e ricchezza ai brodi e ai piatti, mentre i Dezato, dolci fusion tra occidente e oriente, deliziano i palati con il loro equilibrio di gusto e tradizione.
I 4 menu degustazione di Matanē, ispirati nei nomi alla mappa della metro di Tokyo, offrono un percorso culinario attraverso le diverse anime della metropoli, con piatti come il Katsudon e il Tantanmen tofu ramen che incanteranno anche i commensali più esigenti. E per accompagnare questi deliziosi piatti, niente di meglio di una bibita gassata Ramune, famosa in tutto il Giappone per il suo gusto frizzante e rinfrescante.
La proposta culinaria di Matanē è affidata al giovane Giacomo Spreti: classe 1995, ha iniziato a lavorare giovanissimo nel ristorante Ada e Augusto di Takeshi Iwai, cucinando anche per l’agriturismo adiacente, prima di spostarsi al ristorante Belè sui Navigli, nel quale ha lavorato come sous chef per 5 anni durante i quali ha affinato le sue abilità, portando avanti ora la tradizione giapponese con creatività e maestria.
Ma Matanē non è solo cibo: è anche arte e design. La grafica, firmata da Luigi Zetti, cattura l’essenza delle strade di Tokyo in uno stile manga incantevole, mentre il concept design dello studio Vudafieri-Saverino Partners trasporta gli ospiti in un ambiente vibrante e ricco di colori, tra tradizione e modernità.
Il locale, sviluppato in due sale e un dehors, con tavoli da 2 o 4 posti è ideale sia per un pranzo veloce alla carta (scontrino medio 15 euro), per un aperitivo (la formula viene lanciata in entrambe le location da metà febbraio a 10 euro) o una degustazione serale più rilassata e/o romantica (35-40 euro), quando si abbassano le luci e i cocktail a base gin e whisky fanno il loro ingresso accompagnati da apetizer giapponesi e chips di carta di riso fatte in casa. Non mancano ovviamente i sake, ma anche le birre orientali e internazionali e i vini, italiani in particolare.
Sviluppo? Sicuramente si guarda ancora a Milano per la crescita dice Solzi, magari con un format più easy, uno spin off che sarebbe ideale anche per il food travel retail.