È un giorno come un altro del 1945. La guerra è appena finita. In un piccolo laboratorio alla periferia di Vignola, in provincia di Modena, zona nota per la produzione di ciliegie, due fratelli, Giancarlo e Lanfranco Toschi, non si danno pace: in presenza di un’annata particolarmente abbondante in cui gli alberi sono carichi di frutti, piange loro il cuore al pensiero che non ci siano abbastanza lavoratori in grado di raccogliere quel ben di dio e poi venderlo. Di qui l’intuizione che permetterà di non sprecare il raccolto: cominciare a produrre industrialmente quella che per loro è sempre stata una tradizione familiare: le ciliegie sotto spirito.
Tra passato e futuro
“Guardiamo al futuro sapendo che nulla è più moderno della tradizione”. Quasi 80 anni dopo è così che la pensa Massimo Toschi, figlio di Giancarlo, sotto la cui guida pluridecennale l’azienda cresce in molte direzioni, registra molti successi in Italia e all’estero e, last but not least, nel 2022 ottiene il titolo di “marchio storico”.
Il risultato di una lunga cavalcata attraverso nove decadi, che hanno visto Toschi ampliare enormemente la gamma di prodotti sul mercato, che oggi spazia dalla frutta sotto spirito ai liquori (Fragolì, Mirtillì, Nocino, Nocello, Lemoncello), dagli sciroppi ai semilavorati per la pasticceria e la gelateria (amarena candita in sciroppo, topping per guarnizione, basi per gelati, ecc.) fino all’aceto balsamico di Modena IGP. Anno dopo anno e generazione dopo generazione, Toschi Vignola, che nel tempo trasferisce lo stabilimento a Savignano sul Panaro (MO), ha esplorato il mondo della frutta, creando numerose linee di prodotto.
Risultato: la Toschi Vignola oggi è una realtà produttiva sviluppata su un’area complessiva di 35.000 mq. Radicata nel mercato domestico, il 60% del suo fatturato proviene dall’export in 80 paesi, che nel 2022 è cresciuto del 25% rispetto al 2021 superando i 27 milioni di euro. Tra i mercati più importanti ci sono Nord America, Asia, Medio Oriente, Francia e Germania. La quota dell’export nel 2022 è cresciuto del
Mentre ampliava le proprie linee produttive e allargava i propri confini, Toschi conservava lo spirito delle origini: portare la “primavera tutta l’anno” in ogni parte del mondo attraverso l’utilizzo e la trasformazione dei frutti del suo territorio. Tutto ciò grazie a una conduzione familiare arrivata alla terza generazione con Stefano, Francesco e Susanna, figli del presidente Massimo Toschi, memoria storica dell’azienda, della sua evoluzione e delle sue vicende: “Papà era appena tornato dalla guerra”, racconta l’imprenditore, “e, dopo aver raccolto e distillato le ciliegie già nei mesi successivi alla fine del conflitto con suo fratello, l’anno dopo creava il ‘Cherry Brandy Toschi’, un liquore ottenuto dall’infusione in alcool delle morette, le tipiche ciliegie nere di Vignola. In questo periodo nascono anche la linea di sciroppi e l’Amarena in sciroppo”.
Una Casa comune
E’ solo l’inizio: negli anni 70 nasce il nocino di Modena; quindi Nocello, Fragolì, Mirtillì e Lemoncello. Nel 1998 arriva la nuova linea Toschi la Gelateria che produce semilavorati per gelati artigianali rivolta al canale professionale, e quindi i topping per guarnire gelati e dolci. Con Zero+ arriva la linea di sciroppi senza zucchero e calorie, con aromi naturali e succhi bio, mentre negli anni 2000 l’offerta si amplia con l’aceto balsamico Gino Toschi. Nel 2020 entra nel gruppo una start up che produce, per il canale pasticceria e gelateria, semilavorati e basi clean lable utilizzando ingredienti 100% naturali.
Pochi mesi fa altra novità: nasce Casa Toschi a Savignano sul Panaro (MO), uno spazio di 160 mq ricavato in un vecchio ristorante, dove Massimo ricorda di aver mangiato tante volte da bambino, circondato da prosciutti appesi a enormi ganci ancora visibili nel locale, dedicato alle tradizioni gastronomiche di Vignola. Qui, oltre a vendere i prodotti delle diverse linee aziendali, è possibile anche degustare cocktail, mangiare gelati e vedere da vicino numerosi prodotti storici, conservati nel corso del tempo, che ora fanno bella mostra di sé in apposite teche posizionate nel locale. Il prodromo di un progetto che Massimo Toschi ha in animo di realizzare presto: un vero e proprio museo dedicato alla storia dell’impresa emiliana.
Ma non di sola gloria (passata) si vive. E infatti, come aggiunge l’imprenditore in relazione a questa nuova avventura: “Il nostro obiettivo è di stringere partnership con agenzie, enti turistici e tour operator che possano intercettare i flussi turistici anche a livello internazionale: a Casa Toschi i visitatori potranno vivere un’esperienza indimenticabile, grazie agli spazi experience che abbiamo appositamente creato. Lo store sarà sempre aperto al pubblico con tutti nostri prodotti, dai più storici a quelli più innovativi”.
Innovazione che si manifesta anche nell’attenzione alla sostenibilità: grazie all’installazione di pannelli fotovoltaici e a investimenti per l’efficientamento energetico, nello stabilimento di Savignano sul Panaro le emissioni di CO2 saranno abbattute di oltre 1 milione di Kg in un solo anno.
“Siamo convinti che la tradizione sia un valore prezioso, ma crediamo anche che sia importante aprire le porte alla modernità e all’innovazione. Siamo sicuri che Casa Toschi rappresenterà una vera e propria meta per chi ama la cultura del buon cibo made in Italy, la convivialità, il piacere di scoprire nuove idee e, al contempo, potrà ripercorrere la nostra lunga storia, fatta anche di episodi da incorniciare e altri davvero curiosi”.
Da start up a start up
Tra i primi va di certo annoverata la collaborazione con la vicina Ferrari, nata quando Enzo non era ancora il Drake ed era amico del nonno di Massimo Toschi: “Allora sia la Casa di Maranello che la nostra azienda erano all’inizio della loro avventura. Oggi diremmo due start up. Dalla partnership nasce un modellino dell’auto da corsa su cui Ascari avrebbe vinto il Campionato del Mondo, naturalmente apribile e con all’interno tre bottiglie di prodotti Toschi”. Una partnership che si ripeterà, con la stessa modalità, anche negli anni 70, ai tempi di Lauda in Ferrari, ma con due “sole” bottiglie Toschi posizionate nel modellino.
Tra i secondi, invece, una storia su tutte merita davvero di essere raccontata dal presidente Toschi: alla fine degli anni 50, una operaia dell’azienda di nome Margherita all’ improvviso comunica ai suoi datori di lavoro di doversi allontanare per intraprendere un viaggio – dati i tempi rigorosamente in nave – verso il Venezuela. E’ lì che l’attende un cliente della Toschi che, allo stesso tempo, potrebbe diventare suo marito. La ragazza infatti, addetta all’imbottigliamento, rivela di aver inserito sotto il tappo di una bottiglia di sciroppo tamarindo un messaggio in cui si descrive e si dichiara pronta a fare… nuove conoscenze. La bottiglia è una di quelle arrivate nel paese latino-americano dove l’acquirente, invece di pensare a uno scherzo, cerca trova e invitata quella sconosciuta a raggiungerlo oltreoceano: a spese sue. Margherita non ci pensa due volte e salpa da Napoli. Quando arriva però in Venezuela, con il cliente della Toschi non scatta la scintilla (chissà come l’avrà presa…). Ma Margerita, che si diceva in paese si fosse già “divertita” sulla nave durante la lunga traversata, incontra un altro abitante del posto, che la sposa davvero e con cui ha un figlio. Morto il marito, la donna con il bambino torna in Italia. Anni dopo, in una intervista, rivela che di bigliettini come quello arrivato in Venezuela ne aveva scritti e inseriti in altre bottiglie ben più d’uno. Altro che social network: quando si dice dare una mano al destino…