A Trieste sta per aprire il primo Caffé Sacher italiano, che segna al contempo l’esordio fuori dai confini austriaci dell’insegna (scritta con la doppia effe), dove si potrà gustare e comprare la vera torta inventata nel 1832 da Franz Sacher
Collocato in un elegante palazzo di via Dante a Trieste, laddove esisteva dal 1913 uno degli storici negozi di scarpe della città giuliana, sta per aprire il primo Caffè Sacher fuori dai confini nazionali austriaci. Il locale venderà naturalmente le arcinote tortedi cioccolato e confettura di albicocche provenienti direttamente da Vienna, confezionate nell’iconica scatola di legno dell’Hotel Sacher. Non va dimenticato infatti che la ricetta originale del dolce è ancora segretissima, custodita nella pasticceria dell’albergo austriaco aperto nel 1876 nella Capitale, che ne produce artigianalmente oltre 270.000 pezzi all’anno. La Sachertorte doc è protetta da un marchio di fabbrica e non esistono al mondo licenze per la rivendita di questo prodotto. Che, nella sua versione originale, cioè non nelle innumerevoli declinazioni che ne imitano la ricetta, si potrà trovare ora anche nel caffè di Trieste, che va ad aggiungersi a pochi altri “rivenditori” autorizzati: l’Hotel Sacher di Salisburgo, i Cafè Sacher di Innsbruck e Graz, la zona duty-free dell’aeroporto di Vienna e lo shop online nel sito dell’Hotel Sacher, nonché, fuori dall’austria, nel Sacher Shop di Bolzano.

Foto di Dizzi Alfons da sito Cook
Non solo Sacher
Ma l’offerta non si limiterà al prodotto di pasticceria forse più famoso della Mitteleuropa: al Caffè Sacher (con due effe, al contrario della casa madre di Vienna), si potranno infatti ordinare moltissimi altri prodotti, dalla colazione alla cena, tra cui spiccano sei tipi di caffé viennesi, flute di champagne, ostriche e diversi tipi di prosciutto provenienti dall’Istria al Friuli. Unico divieto: niente patatine né salatini per l’aperitivo, come, in una intervista a Cook del Corriere della Sera, annuncia Dizzi Alfons, neo imprenditore firmatario di un contratto di franchising con la famiglia Winkler and Gürtler, proprietaria dell’Hotel Sacher di Vienna.

Da sinistra a destra: Erich Bernard / BWM designers, Dizzi Alfons e Peter Weisz. Foto di Giuliano Koren tratta da sito Cook
Un po’ di storia
L’albergo apriva nel 1876 per iniziativa di Eduard, figlio dell’inventore della torta che porta il suo nome, Franz Sacher, che preparò la prima, allora sedicenne, per il principe Klemens von Metternich il 9 luglio 1832. A diffondere il dolce in tutti i domini dell’Impero-mosaico austroungarico contribuì poi la vedova di Eduard, Anna, una delle prime imprenditrici della Mitteleuropa, il cui ritratto fa bella mostra di sé nel caffè triestino in apertura. Dove, tra numerosi oggetti di antiquariato scovati nei negozi della città, spiccheranno un bancone d’effetto specchiato, dove si spillerà birra e si faranno i caffè, poltroncine in velluto rosso e tavoli in marmo nero.
Con 80 posti coperti esterni e una cinquantina interni, il vecchio negozio di scarpe – che dal 1938 era di proprietà della famiglia Rosini – sta per rinascere secondo il progetto di restyling firmato da Erich Bernard e dallo studio BWM Designer e Architetti di Vienna, di cui è ceo, assieme a Peter Weisz, l’artista che si è occupato dello styling. Lo stesso team che cura il layout dei caffè Sacher in Austria e che ora ha deciso di co-investire nella ristrutturazione del negozio di Trieste, città nella quale ha in corso altri progetti, tra cui la realizzazione dell’Hotel 25hours – che aprirà nella vicina piazza Vittorio Veneto, e nello Studios Minelli.
Sic transit…
Non c’è ancora una data ufficiale per l’opening del Caffè Sacher. Dietro la carta beige che copre le vetrine del negozio fervono ancora gli ultimi ritocchi ed è in corso la ricerca del pesonale: 12 persone circa, di cui due cuoche che da questa settimana cucineranno tra l’altro goulasch ungherese, insalata e uovo russo. Piccoli spuntini da gustare a tutte le ore della giornata, compresa la mattina, sei giorni su sette, in perfetto stile mitteleuropeo, vale dire sobrio ed elegante, che rifugge il clamore, anche nella sua versione moderna e quindi web. Ecco allora perché si prospetta una inaugurazione soft e sottovoce del negozio, come ha spiegato Dizzi Alfons, per cui i triestini si accorgeranno dell’avvenuta apertura passando davanti al locale, rimandando il taglio nastro ufficiale a un secondo momento. Come a voler abituare gli abitanti del capoluogo giuliano alla nuova presenza, prima di affrontare il clamore di una opening che, giocoforza, si adatterà ai nuovi tempi e ai nuovi meccanismi della comunicazione nell’era dei social. Si transit gloria mundi…