Le previsioni di crescita dell’export vinicolo italiano nel 2022 indicano una crescita del 9,8% rispetto al 2021 con l’effetto di sfiorare il traguardo record degli otto miliardi di euro ( per l’esattezza 7,9 miliardi di vendite all’estero) e di ribadire la vendita di 12 milioni di ettolitri realizzata l’anno prima.
Pur in un contesto internazionale di crescente complessità, si tratta di un esito significativo determinato sia da effetti congiunturali favorevoli (superamento della pandemia, ripresa consistente dei flussi turistici, cambio euro-dollaro) sia dalla ricerca perseguita nel lungo periodo da imprese e istituzioni italiane di migliorare qualità e notorietà dell’offerta nazionale e di rafforzare il sistema di tutela delle denominazioni d’origine e delle indicazioni geografiche in quanto primario fattore di competitività.
Nello specifico la vicenda della “protezione” delle denominazioni nel nostro paese ha una storia centenaria, travagliata ma ricca di risultati positivi, che può contribuire nel concreto al rafforzamento delle quote di mercato faticosamente raggiunte nei mercati mondiali.
Il profilo storico, pubblicato da Unione Italiana Vini nel 2022 e insignito del Prix dell’OIV – categoria diritto vinicolo, offre una solida base di riflessione su cui poggiare strategie vincenti per il positivo avvenire dei vini italiani. Inoltre lancia in modo fattivo il progetto di trasformazione dell’attuale Comitato nazionale vini Dop e IGP – caratterizzato da competenze formali limitate all’analisi della documentazione richiesta per il riconoscimento delle Denominazioni d’Origine e delle Indicazioni Geografiche – in un soggetto operativo pienamente titolato ad accertare l’effettiva qualità e la rinomanza dei vini a nome d’origine prodotti in Italia.
Paolo Lombardi