Rosso, Brunello e Tartufo. Da Campocori, il ristorante gourmet del Chapter Roma, cinque serate all’insegna di un abbinamento inconsueto ma pieno di gusto. Tutto da scoprire
Ecclettico, inaspettato e audace. Se si pensa al Chapter Roma questi sono alcuni degli aggettivi con cui definiremmo il suo stile, l’essenza di un luogo che riesce a fondere in maniera unica la classicità della città eterna con istanze contemporanee e internazionali. E proprio in questa direzione va la proposta Brunello & Tartufo al Ristorante Campocori, cinque serate all’insegna dell’eccellenza enogastronomica tutta Made in Tuscany.
Dal 23 al 27 novembre cinque prestigiose cantine di Montalcino, una per ogni serata, presenteranno alcune delle loro migliori etichette in abbinamento ad un menù speciale ideato dall’executive chef Alessandro Pietropaoli a base di tartufo bianco di Savini Tartufi. Uno dei luoghi ormai iconici della capitale, diventa teatro di un accostamento culinario inedito permettendo ai romani di degustare etichette importanti, Rosso di Montalcino e Brunello di Montalcino tra i più premiati al mondo, la cui struttura ed eleganza sono la combinazione perfetta per esaltare le note profumate di un principe della tavola come il tartufo bianco toscano.
La selezione delle cantine è ad opera del Be.Club la wine community di Be.Come che ha come mission quella di inserire le aziende vitivinicole italiane in un percorso virtuoso che porta i partner ha confrontarsi con i massimi esponenti del Made in Italy. Si inizia con Il Marroneto, una delle tenute Montalcinesi più blasonate, con il Rosso Ignaccio del 2019 e Madonna delle Grazie 2017, per continuare il 24 novembre con tre proposte di Castello Tricerchi che accompagnerà la cena con due dei suoi Rosso di Montalcino annata 2020 e 2021 e un Brunello di Montalcino 2022, il 25 sera sarà la volta del Gruppo Ruffino con due bottiglie di assoluto prestigio come Greppone Mazzi in tre diverse annate da quella del 2000, a quella del 2017 e 2018. La serata del 26 novembre verrà accompagnata da una delle case vitivinicole più emblematiche di Montalcino, Argiano con il loro Brunello di Montalcino Riserva del 2012 e Brunello di Montalcino DOCG 2015 e 2016 per concludere poi il 27 novembre con Tenuta Le Potazzine con il loro Brunello di Montalcino Riserva 2011 e il Brunello di Montalcino annate 2017 e 2020.
Il menu
Lo chef Alessandro Pietropaoli ha fin da subito dato alla sua proposta culinaria a Campocori un’impronta molto identitaria e personale che fonde la ricerca di materie prime esclusivamente italiane con tecniche di cottura che uniscono tradizione e contemporaneità in una sequenza di sapori che trova nell’equilibrio e nell’armonia la massima espressione. “La mia cucina si nutre di incontri ed esperienze” racconta sempre lo chef e quello che Campocori farà con aziende vitivinicole iconiche del territorio ilcinese e con Savini Tartufi è un viaggio culinario che permetterà ai romani di degustare una cena unica rimanendo nella capitale. Lo chef non poteva che esplorare la selvaggina con due proposte come il capriolo ma ancor più come la Lepre á la Royale un piatto francese tecnicamente molto complesso al quale gli ospiti del ristorante non sono abituati e di cui rimarranno sorpresi per la sua complessità elegante e forte al tempo stesso.
Savini Tartufi
Da quattro generazioni la storia della famiglia Savini si intreccia con il percorso di valorizzazione del tartufo. Era infatti il 1920 (Forcoli – Pisa), quando Giuseppe, cacciatore mancato, porta in casa un tubero “strano e puzzolente” che segnerà il successo imprenditoriale della sua famiglia. La passione di Giuseppe per il tartufo era, per l’epoca, una stranezza. Diversamente da oggi, che il tartufo è considerato uno degli ingredienti più preziosi della cucina internazionale, negli anni ‘20 non si capiva bene a cosa servisse questa strana patata. Dopo quasi 100 anni di attività, Savini Tartufi esporta attualmente in più di 40 Paesi nel mondo e ha un fatturato di circa 10 milioni di euro. Nonostante oggi sia un’azienda moderna e un’eccellenza del made in Italy che guarda al futuro, Cristiano e Luciano Savini rimangono forti dei propri antichi valori. Una tradizione che si ritrova nell’amore con cui si svolge ogni singolo passaggio del ciclo produttivo. La raccolta in bosco, dove la simbiosi fra uomo e cane si rincorre nelle generazioni, perché a ogni Savini si affianca un lagotto. Una famiglia di cani che nei diversi periodi ha annoverato Lampo, Otto, Macchia, Nerone. È arrivato poi Italo, padre di Giotto Senior, amico inseparabile di Luciano (1996/2008). E come dimenticare Rocco, un incrocio, mascotte di quegli anni? Coccolone e giocherellone che, in vecchiaia, entra nella storia perché con un lampo di genio trova il tartufo da Guinness (1994/2008). Un bianco gigante da 1,497 kg, battuto all’Asta Internazionale di Beneficenza di Toscana, con il quale, nel 2007, è stato vinto il record mondiale per il tartufo più grande e per il prezzo più alto mai pagato: 330.000 dollari. Sono gli anni in cui si forma Giotto Senior (2001/2016). Grazie a questi splendidi cani e agli oltre 650 tartufai di fiducia che conferiscono il loro “bottino”, Savini porta in tutto il mondo i pregiatissimi tartufi di questa zona unica. Savini Tartufi è collocata in una posizione strategica, a metà tra Pisa, Firenze e Siena, proprio dove si trovano diverse tipologie di tartufo. Le varietà maturano in momenti diversi, questa posizione felice permette a Savini di proporre il suo tartufo per 365 giorni l’anno. In gennaio arriva il Brumale che continua fino a marzo, in contemporanea si trova il Marzuolo (da gennaio ad aprile) o Bianchetto. L’estate è tempo dello Scorzone (giugno-agosto) che in autunno lascia il campo al pregiatissimo bianco, “Tuber Magnatum Pico” (settembre-gennaio) e poi all’Uncinato (ottobre – dicembre).
Una tartufo&brunello week che raccoglie la sfida di creare un nuovo binomio culinario e proporre Campocori e Chapter Roma come luoghi di avanguardia gastronomica d’eccellenza della capitale.

di Alessandro Mori
Lucia Nannetti manager