Tutto si potrà dire ma no di certo che passi insorrevata House of Ronin: collocata in via Alfieri 17, angolo via Canonica, è tra gli investimenti più importanti nel mondo del food milanese (e più in generale dell’intrattenimento) degli ultimi tempi. Ricavato all’interno di una palazzina in stile neo-liberty di proprietà del Pio Albergo Trivulzio (e prima ancora dell’Orfanotrofio dei Martinitt e di Casa Verdi), acquistata nel 2016 dal gruppo Salva tu Alma (formata da Guillaume Desforges con i fratelli Leonardo e Jacopo Signani), questo vero e proprio “paese dei balocchi” in salsa giapponese ha aperto i battenti all’insegna del “retro futurismo” milanese che strizza l’occhio all’Oriente: “L’Occidente che guarda il Giappone che guarda l’Occidente”. Risultato: quattro piani di gastronomia made in Japan strettamente connessa all’offerta food in versione milanese contemporanea.
Il tour, che non è solo gastronomico in questo spazio caleidoscopico e multicolor, comincia dal piano terra, dove, a dare un assaggio delle contaminazioni sull’asse Milano-Tokyo, c’è il Piccolo Ronin, ristorante e cocktail bar in stile izakaya. il Piccolo Ronin è il benvenuto dei padroni di casa, più informale, dove fermarsi anche per ascoltare i dj set del Listening Bar (con tanto di impianto hi-fi vintage della casa Klipsch) firmati da Ultimo Tango, collettivo e record label milanese con la fissa per i vinili. In questo spazio, tra gli altri drink spiccano lo Spritz con tè al gelsomino e un Negroni con il sake, mentre, passando al food, ecco ramen vari, uramaki, gunkan di salmone, agemono (assaggi di fritti), spiedini yakitori e yakimono.
Al primo piano è collocato il ristorante Ronin Robata, che propone contaminazioni triangolari nippo-italo-francesi. Al centro dell’offerta c’è la “robata”, la griglia nipponica per carni, pesci e crostacei. Qui ai fornelli c’è l’italiano Luigi Nastri, originario della costiera amalfitana e già chef delle cucine di Settembrini, Stazione di Posta, Eit a Roma e della Gazzetta di Parigi, con un passato fatto di numerosi momenti di formazione culinaria in Giappone. Una lezione imparata bene: il cuoco campano rappresenta al meglio lo stile oriental-mediterraneo, come testimonia il risotto con anguilla laccata e mandarino e i Gyoza, ravioli alla piastra ripieni di agnello e rütsudashi. Un piano più sopra, curato dal bar manager Riccardo Speranza troviamo il cocktail & sake bar per la sera Madame Cheng’s, dal nome di una celebre piratessa cinese, e quattro stanze per il karaoke a tema, dagli anni ‘70 alle suggestioni “Black Mirror”. Quindi, il terzo piano è il regno dei soci tesserati e dei loro ospiti all’Arcade.
Last but not least, sul rooftop si trova il Ronin Shokunin by Hatsune, ristorante omakase di soli 12 posti con il percorso degustativo di Katsu Nakaji, già chef patron del bistellato Hatsune Sushi di Tokyo.
Tutto il progetto di architettura (si tratta di un restauro conservativo) e degli interni è stato realizzato dalla Design Unit di Salva Tu Alma insieme allo Studio SC+ (Architetti Simone Colombo e Michela dell’Orto). Che hanno scelto materiali della strada per ricreare una sezione, uno squarcio di marciapiede di Tokyo: cemento, legno, acciaio tecnico, cuoio inseriti in un disegno semplice e lineare come le facciate e gli angoli stradali fonte dell’ispirazione. E ancora: tutti gli arredi, i complementi, i tessuti e gli accessori sono custom made, studiati, costruiti e assemblati per coinvolgere il cliente in atmosfere e ambienti funzionali a diversi scopi, piano – dopo – piano… Ronin è pensato infatti come un piano sequenza che attraversa diverse ambientazioni, dove l’elemento centrale della scalinata simboleggia il fulcro della macchina da presa che trasporta il cliente dal cuore di una grande città europea come MIlano alle viscere misteriose di una megalopoli orientale: Tokyo.