Montelvini fa il pieno di riconoscimenti o meglio fa tris: la cantina veneta infatti ha ottenuto in pochi giorni un premio per i suoi prodotti (la Corona Vinibuoni d’Italia 2022), per la sostenibilità (la Certificazione Equalitase) per la solidità finanziaria (Premio Industria Felix – “L’Italia che compete”).
La Corona (Vinibuoni d’Italia 2022)
Con ordine: Montelvini Asolo Prosecco Superiore Docg Extra Dry Serenitas si è aggiudicato la Corona Vinibuoni d’Italia 2022. La cantina veneta ambasciatrice delle bollicine di Asolo ha ottenuto il massimo riconoscimento che la Guida a cura del Touring Club Italiano attribuisce ai vini d’eccellenza. Un riconoscimento tanto più ambito in quanto quest’anno è stato attribuito a soli due vini del territorio racchiuso tra le colline dei 19 comuni che fanno da corona all’antico borgo di Asolo, un luogo incantato, ricco di arte e di storia, candidato ad ottenere il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco.
Il protocollo di spumantizzazione messo a punto dall’azienda per esaltare al meglio le caratteristiche dell’uva e del territorio, prevede che la Glera, protagonista assoluta della vinificazione, venga sottoposta a una soffice pressatura alla quale segue una decantazione statica a freddo. Al mosto illimpidito vengono aggiunti i lieviti selezionati ed è quindi posto a fermentare in recipienti termo-condizionati, con un lungo e accurato procedimento che viene quotidianamente monitorato. Massima attenzione viene riposta anche alla presa di spuma, seguita in ogni suo particolare attraverso la selezione dei lieviti e dalle temperature di processo. Il prodotto viene poi stabilizzato, quindi filtrato ed imbottigliato.
La Sostenibilità (la Certificazione Equalitas)
Fieramente custode dei vigneti dei colli asolani, dove sorge la denominazione più rara ed esclusiva del Prosecco, Montelvini ha ottenuto poi la Certificazione di Sostenibilità Equalitas, riconosciuta dall’Ente Certificatore CSQA. Un riconoscimento nato con l’obiettivo da un lato di promuovere la sostenibilità delle filiere agroalimentari e del vino e, dall’altro, di sostenere la diffusione di un marchio collettivo di garanzia per il consumatore. Tali azioni vengono messe in atto attraverso la cosiddetta Norma Equalitas – Vino Sostenibile, che rappresenta lo standard che le aziende devono rispettare sulla base di tre parametri: sostenibilità ambientale (impronta carbonica e impronta idrica), sostenibilità sociale nei confronti dei collaboratori e di tutti gli stakeholder (buone pratiche di cantina e produttive, rispetto e supporto alla comunità locale), sostenibilità economica (buone pratiche economiche aziendali e accurato controllo di gestione).
Attraverso il “senso di appartenenza al territorio, il rispetto dell’equilibrio della terra, l’attenzione per le persone e la forza della famiglia”, ha commentato il CEO dell’azienda, Alberto Serena. “Montelvini ha raggiunto i propri obiettivi fondando il suo operato su principi di sviluppo sostenibile: questo percorso è diventato necessario per affrontare i cambiamenti imposti dalla transizione ecologica. I tre pilastri della Certificazione Equalitas, declinati nella realtà di Montelvini corrispondono a una sensibilità che è effettivamente nel nostro DNA da sempre e che si traduce nel profondo rispetto del territorio da cui attingiamo, della comunità in cui operiamo e del lavoro dei nostri collaboratori. Il nostro più grande desiderio è che i nostri vini siano un bene per il territorio e ottenere tale riconoscimento dimostra come la nostra Cantina abbia intrapreso un percorso coerente con questo obiettivo”.
Premio Industria Felix (“L’Italia che compete”)
Last but not least, la cantina si è aggiudicata il Premio Industria Felix – “L’Italia che compete” assegnato dal Sole24Ore con premiazione all’Università Luiss Guido Carli di Roma. Se Montelvini è una delle prime realtà in Italia a ottenere la Certificazione Equalitas, è anche tra le uniche 8 aziende vitivinicole italiane a raggiungere questo premio Che viene assegnato dopo aver preso in esame il bilancio di 650 mila imprese su tutto il territorio italiano, individuando le 160 società maggiormente performanti, tra cui solo 8 che operano nel settore vitivinicolo. Dopo un periodo così particolarmente complesso, si sono contraddistinte solo le aziende con le più alte performance a livello gestionale, nonché per l’affidabilità e la sostenibilità finanziaria.
“Questi due riconoscimenti”, ha detto Sarah Serena, direttore generale di Montelvini, “sono la conferma della passione e dell’impegno con cui Montelvini affronta il mercato: sempre di più bisogna porre attenzione al valore etico dell’impresa. Non basta la crescita delle vendite per dire che un’azienda sta facendo bene il suo lavoro, ma deve essere focale la valorizzazione delle persone che fanno parte del team”. Il conseguimento di questi due importanti riconoscimenti rafforza il percorso aziendale della famiglia Serena, sempre più improntato ad adottare valori che, nel tempo, hanno contribuito a formare una cantina all’avanguardia mantenendo un forte e solido legame con la storia vinicola e culturale del territorio contribuendo allo sviluppo di un’area vocata alla viticoltura.
FM333: fiat… Cru
Un annata particolarmente importante perché segna il ritorno al fatturato pre Covid del 2019 grazie anche a un investimento di 2 milioni di euro che nel 2020 ha portato la realizzazione di una nuova cantina. Non solo: ottenuto da un unico vigneto a 333 metri sul livello del mare grazie a una tecnica di vinificazione innovativa, Montelvini ha presentato l’Asolo Prosecco Superiore DOCG Brut Millesimato 2020 “FM333”, il primo Cru della denominazione che incarna la costante ricerca dell’azienda vitivinicola veneta verso una vinificazione sempre più innovativa. “FM333” nasce dall’unione dell’acronimo di “Fontana Masorin”, la storica tenuta di proprietà dell’azienda che ospita le uve destinate alla produzione del vino, con la sua altezza sul livello del mare. Un vigneto e un suolo di rara eccellenza che, grazie a lunghi studi e ricerche, hanno contribuito alla realizzazione di un prodotto esclusivo e unico.
“Per noi si tratta di un sogno che diventa realtà”, ha aggiunto Alberto Serena, “il coronamento di un percorso di ricerca che portiamo avanti da anni e che rappresenta l’eccellenza dell’abilità spumantistica della nostra azienda e della qualità che il nostro territorio è in grado di esprimere”.
Ricca di storia e posizionata sulle pendici di una delle colline più affascinanti del Montello, Fontana Masorin deve il suo nome a una fonte d’acqua che lambisce i margini della tenuta. La leggenda narra che un tempo, in questo luogo, vivessero tre contadini malvagi intenti a inquinare l’acqua affinché nessuno potesse farne uso. Un giorno una donna, alcuni dicono una ninfa, altri una fata, altri ancora la Madonna, li trasformò in lupi per punirli del loro egoismo. Dopo quella magica apparizione l’acqua divenne limpida, trasformandosi in una ricchezza inestimabile per gli abitanti della contrada, ricchezza di cui Montelvini oggi si fa portavoce.
Ma la vera novità rappresentata da “FM333” risiede nella tecnica di vinificazione che si discosta da quella tradizionale del Prosecco e sfrutta un’unica fermentazione, anziché due. Delle uve, selezionate manualmente, viene utilizzato solamente il “mosto fiore” che viene conservato a freddo al fine di estrarre maggiori precursori aromatici. Il mosto viene quindi illimpidito per decantazione, senza alcun utilizzo di coadiuvanti. Successivamente viene attivata un’unica fermentazione in autoclave per ottenere la presa di spuma. Infine, al termine di un percorso di sei mesi, nasce “FM333”, uno “spumante da mosto”, unico nel suo genere.
L’ultimo nato: il passito
Infine, l’ultimo nato in casa Montelvini: il passito “Luna Storta” ottenuto dall’appassimento su graticci di uve selezionate delle colline del Montello per raggiungere la giusta concentrazione zuccherina.
I grappoli, una volta raccolti, vengono fatti riposare su dei graticci, come si usava una volta, e controllati periodicamente. Qui per effetto della
disidratazione gli acini raggiungono un’elevata concentrazione zuccherina che può arrivare anche al 40%; in pratica da 100 chili di uva fresca, si
possono ottenere circa 60 chili di uva appassita con una resa in vino di circa 25-30 chili. Il periodo di appassimento dell’uva può durare fino
a gennaio. Dopo la pigiatura, la fermentazione è molto lenta e lunga data l’elevata concentrazione zuccherina del mosto ottenuto.
Il vino passito ottenuto risulta di uno spiccato colore giallo dorato intenso. Il profumo spazia da note tipicamente esotiche che ricordano l’ananas, alla frutta secca fino ad arrivare al miele. Al palato risulta dolce, leggermente tannico, robusto, corposo e piacevolmente caldo.
Ottimo vino da dessert, si sposa magnificamente con pasticceria secca. È un vino apprezzato anche fuori pasto, da conversazione.