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Hurlo 2 Ettore e Filippo Finetto, fratelli contadini di Garbole, sono due persone speciali. Innanzitutto perché dimostrano concretamente che la “contadinanza” è (come diceva anche Gino Veronelli) la più alta espressione di cultura. In secondo luogo perché dalla loro cantina di Tregnago, in Valle di Illasi (Vr) – fra Soave e la Valpolicella – escono vini portentosi, che restano nella memoria di chi li degusta grazie alla loro potenza-struttura-unicità. “Dall’idea iniziale del 1994 ci accompagna una continua tensione, volta a superare noi stessi al fine di ottenere vini rossi pregiati”, dicono. La loro coraggiosa inquietudine è dentro a un percorso di continuo miglioramento (“di noi stessi e quindi dei vini che produciamo”, dicono con orgoglio). Outsider e autodidatti (“A Vinitaly non abbiamo lo stand”), i fratelli Finetto sono stati affascinati dal mondo del vino e hanno deciso di dedicarvi anima e corpo, mente e cuore, “abbandonando le vite precedenti e credendo fermamente nella bellezza dei nostri sogni”, dice Ettore. Folgorati dalle possibilità produttive della vigna, verrebbe da dire. La continua ricerca di un’identità che è insieme territoriale e esistenziale, ha portato questa coppia incredibile a produrre vini fortemente identitari, destinati agli appassionati ed ai veri cultori del vino inteso come “superamento di se stesso”, tendendo – nel loro percorso – a realizzare il godimento e la piena soddisfazione di chi vi si accosta. “Solo natura e lavoro dell’uomo all’interno della bottiglia: e persone prima del vino, il valore prima del prezzo, il vino prima dell’etichetta”garbole, dicono. E, in questa “Garbole Philosophy” trovano spazio etichette uniche e irripetibili, commercializzate peraltro a prezzi altrettanto unici. Heletto, rosso veneto IGP, colpisce per la pienezza e la vitalità, Hatteso, Amarone della Valpolicella Riserva, esprime concentrazione e purezza, realizzando una sintesi fra potenza e morbidezza, che si amalgamano per concedersi al piacere e alla complessità sensoriale; Hestremo, un Recioto della Valpolicella Doc, a sua volta esprime un carico di aromaticità sorprendente, in cui la materia e la sua concentrazione occupano con forza “il centro della scena”. Ribadiscono i Finetto: “In questo Recioto c’è un forte legame fra passato e presente: è un vino che ci ricorda chi siamo e da dove veniamo. Rievoca ricordi, pensieri ed emozioni che albergano nella nostra parte più ancestrale”. Una produzione limitata quella di Garbole, che punta decisa su concentrazione delle uve e affinamento in legno: ne è prova la presenza, nella bella cantina, di circa 180 botti da 350 litri (capienza intermedia fra barrique e tonneau), acquistate nella Rioja dal bottaio Magrenan, che assicurano un lento, lungo affinamento. Complessivamente poche migliaia di bottiglie (un’eresia, direbbe qualcuno, all’insegna del “piccolo è bello”): un numero che nasce da amore profondo per la qualità estrema e dalla volontà di cura certosina per i dettagli. Ma è con il quarto vino prodotto da Garbole, Hurlo, che si realizza appieno il sogno dei Finetto. Espressione visionaria del bisogno di libertà creativa, Hurlo è “l’originale e innovativa interpretazione di una visione autentica nel plasmare la materia, che sboccia nella sua essenza”, ci dice William Cocco, che di Garbole è l’anima comunicante. Morbido, elegante e strutturato, Hurlo (1.500 bottiglie, 250 € a bottiglia) si rivolge all’altissima ristorazione e agli enoappassionati alla ricerca del meglio. Ma, poiché non è un vino da raccontare ma da bere, Artù rimanda a info@garbole.it (045 7809020) per potersi aggiudicare una degustazione. Vi diciamo solo che l’esperienza sarà memorabile, in tutti i sensi.

Alberto P. Schieppati

© Artù

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