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Coevo nasce nel 2006 e rappresenta la sintesi di un percorso molto profondo e importante nella storia di Cecchi. Andrea e Cesare, quarta generazione alla guida dell’azienda, hanno fortemente sentito e desiderato questo vino per dare un segnale di svolta alla propria storia enologica. Coevo è memoria della tradizione, testimonianza di due importanti territori, riferimento per il presente ma soprattutto per il futuro.

 vignarLa filosofia con cui nasce Coevo è semplice e chiara: il massimo della qualità per ogni annata partendo dal concetto di contemporaneità. Cesare e Andrea volevano infatti essere “coevi” nell’esprimere la qualità organolettica, il gusto moderno, la cultura, elementi dinamici che si evolvono, e grazie all’uomo variano nel tempo. Per questo motivo l’uvaggio di Coevo varia a seconda della vendemmia mantenendo sempre l’elemento base che lega la famiglia Cecchi al proprio territorio, il Sangiovese. Questo Igt di Toscana unisce in sé il Sangiovese e il Cabernet Sauvignon, coltivati nel Chianti Classico, e il Merlot e il Petit Verdot, coltivati in Maremma nelle rispettive aziende della famiglia. I vini derivati dalle diverse uve subiscono una maturazione di un anno in legni diversi: barrique, con una buona percentuale di legni nuovi e tonneau da 500 litri in gran parte di secondo passaggio, dedicati soprattutto al Sangiovese. Dopo questo periodo le varietà vengono assemblate e lasciate riposare per sommeliersei mesi. Il risultato è un rosso dotato di grande carattere. Sin dai suoi esordi Coevo ha incantato sia la critica che i consumatori di tutto il mondo, ed è proprio per questo rosso che Andrea e Cesare, lo scorso luglio, hanno ideato una degustazione molto particolare, studiata e creata per un “parterre de roi”. L’occasione è stata la presentazione in anteprima della quarta annata di questo grande vino ed i protagonisti sono stati i sei sommeliers di sei ristoranti italiani premiati con le tre stelle della guida Michelin guidati dall’enologa Miria Bracali, dai fratelli Cecchi e da Daniele Cernilli, esperto critico enologico. Dopo una visita ai vigneti e alle cantine, hanno degustato le quattro annate di Coevo prodotte fino ad oggi (2006– 2007–2009-2010) e dopo sono stati messi alla prova con un simpatico gioco: creare Coevo 2011, che uscirà a ottobre 2014. I sei “stellati” erano: Mauro Mattei del Piazza Duomo di Alba (Cn); Hayashi Mototsugu di Dal Pescatore di Canneto sull’Oglio (Mn); Marco Reitano de La Pergola di Roma; Angelo Sabbadin de Le Calandre di Rubano, vicino Padova; Fabrizio Sartorato di Da Vittorio a Brusaporto, (Bg); Alessandro Tomberli dell’Enoteca Pinchiorri di Firenze. bicchiereMuniti di cilindro e quattro mezze bordolesi contenenti i quattro vitigni di Coevo, i sommeliers si sono messi al lavoro con entusiasmo e grandi aspettative. In brevissimo tempo hanno creato ciascuno il proprio Coevo ideale che è stato presentato alla giuria composta da Miria Bracali, Andrea e Cesare Cecchi e Daniele Cernilli, i quali hanno individuato come migliore assemblaggio quello di Alessandro Tomberli de l’Enoteca Pinchiorri di Firenze (60% Sangiovese, 20% Cabernet Sauvignon, 7% Petit Verdot, 13% Merlot). La scelta del Sangiovese e del Cabernet Sauvignon da Castellina ha origine nella storia di Cecchi. Il Sangiovese perché la prima tenuta ad essere stata acquistata dalla famiglia è Villa Cerna nel cuore del Chianti Classico, zona vocata e felice per la produzione di questo vitigno che nell’annata 2010 ha beneficiato di una maturazione lenta, graduale e perfetta. Una primavera piovosa e fresca, seguita da un’estate calda ma intervallata da provvidenziali piogge, ha permesso uno sviluppo ottimale dei grappoli e della frazione aromatica, mantenendo una grande freschezza che è la nota distintiva di coevoquesta annata. Il Cabernet Sauvignon invece è stata una scelta voluta dal padre di Cesare e Andrea, Luigi Cecchi, che alla fine degli anni ‘80 decise di trasformare un uliveto in un vigneto a Cabernet Sauvignon, perché l’esposizione di cui godeva era ottimale per questa varietà, ottenendo così un vino con delle caratteristiche Chiantigiane molto spiccate. Nel 2010 questa varietà è stata raccolta intorno alle metà di ottobre, con tutte le qualità intrinseche dell’ottima annata. La scelta del Merlot e del Petit Verdot della Maremma è stata determinata dalla consapevolezza di due espressioni varietali eccellenti per questa zona di produzione. Il Petit Verdot nel 2010 è maturato tardi come da sue caratteristiche, mantenendo una buona acidità affiancata ad un tannino con una tessitura complessa. Il Merlot, in quanto varietà precoce, è stato il vitigno che in Maremma ha beneficiato maggiormente mariardell’andamento stagionale raramente fresco e piovoso, mantenendo una buona acidità ed un corretto sviluppo della parte aromatica. Coevo 2010, che è in commercio da questo ottobre, esprime tutta la mineralità e la potenza della Maremma unite all’eleganza e alla finezza del Chianti. Ha un color rubino con sfumature di melograno e lamponi, al naso è deciso con i suoi tocchi selvatici di alloro e note di radici di liquirizia, al palato la trama tannica strutturata e vivace richiama l’aromaticità di frutti rossi e china. Persistente e lungo in bocca, sprigiona sul finale morbidezza e setosità.

 di Giulia Dirindelli

 © Artù

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