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“Cuvée numerata Jacquesson: 728 la partenza, 736 la svolta”. Questo il nome dell’evento che ha animato ieri, 19 marzo, l’Armani Lounge, presso l’Armani Hotel di Milano. Jean-Hervé Chiquet, patron della Maison Jacquesson, ha incontrato per la prima volta la stampa italiana per raccontare la storia di un progetto importante, la Cuvée numerata. Cuvée n. 736, risultato dell’annata 2008 – ottima annata e punto di svolta per i vigneti di proprietà di Jacquesson condotti proprio dal 2008 in regime organico –, è il prodotto di un vino ottenuto dall’affinamento in botti di rovere, sui lieviti, con “batonnage”. L’assemblaggio del vino è stato completato con alcuni “vins de réserve” delle annate 2007 e 2006, ai quali è stata aggiunta parte della Cuvée 735. La nuova Cuvée n. 736, proveniente dai vigneti dei Grands e Premiers Crus di proprietà della Maison, è composta da 53% di Chardonnay, 29% di Pinot Noir e 18% di Pinot Meunier. L’imbottigliamento, effettuato senza alcuna filtrazione, ha originato 252.992 bottiglie, 9.432 magnums e 346 jeroboams. A fare gli onori di queste Cuvée numerate Luca Gardini, Miglior Sommelier del Mondo 2010, a cui è stata affidata la degustazione della Cuvée 736 e l’approfondimento sui possibili abbinamenti; Massimo Spigaroli, chef a patron del Relais Antica Corte Pallavicina – grande maestro del pregiato Culatello di Zibello che “riposa” nelle meravigliose cantine del Relais – ha accostato lo Champagne Jacquesson proprio a questo eccellente salume della bassa parmense; Pietro Pellegrini, presidente di Pellegrini S.p.A. distributore della Maison Jacquesson, ha ribadito la coraggiosa scelta di produrre Cuvée numerate che contraddistinguono uno Champagne con una forte identità d’annata. E per concludere qualche nota “stilistica” di Luca Gardini relativa alla nuova Cuvée 736: “All’olfatto è molto elegante nonostante il bicchiere esprima un vino da un lato energicamente vivace, denso e concentrato negli aromi fusi tra frutto e mineralità; in altre parole: ricchissimo. La bocca evidenzia nuovamente e immediatamente la grande energia insita in questo vino, con la mineralità che sale in cattedra a donare non solo vivace ampiezza, ma anche profondità all’assaggio, per passare poi idealmente il testimone al ritorno fruttato e chiudere rivestendo con tenace persistenza tutto il palato”. Da abbinare, oltre al Culatello proposto dallo chef Massimo Spigaroli, anche a piatti a base di pesce e frutti di mare, crostacei e cocquillage, volatili e carni bianche.

 © Artù

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