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Un paese in cui tutto sembra impossibile può avere un futuro? Una società impaurita e impauperita può avere una visione di crescita a medio termine? Da che parte deve girarsi la nostra economia per risollevarsi? Con quali idee-forza può svilupparsi il volano della ripresa? Per anni abbiamo detto e scritto che “chi lavora bene, vince sempre”, che la “professionalità paga”, che “è fondamentale sapersi sintonizzare sulle esigenze della clientela” eccetera eccetera. Alla luce di quanto avvenuto negli ultimi tre anni, potrebbero oggi sembrare parole al vento, proclami inutili, dichiarazioni di principio purtroppo slegate dalla realtà. Già i processi evolutivi nel nostro paese sono tradizionalmente molto lenti, come se tutto fosse un problema, anche diventare “moderni”. Ma certamente, negli ultimi tempi, questa lentezza si è acuita con la dittatura dei tecnici, con la cronica assenza di investimenti, con la chiusura di migliaia di piccole imprese, con lo strapotere delle banche e della finanza che hanno letteralmente “soppresso” valori come crescita, sviluppo, lavoro, ambiente, business. Il risultato, oltre a una cronica mancanza di liquidità nelle tasche degli italiani, è una depressione generale che lascia ben poco spazio alla speranza di ripresa. Oggi nessuno (o quasi) guadagna più come un tempo: se chiedete a un ristoratore come va la sua attività, nella migliore delle ipotesi vi risponderà: “si sopravvive, ed è già un successo”. Quando non vi dirà che sta per chiudere, o che lavora solo grazie alla clientela russa (una meteora che prima o poi cadrà). Se preferite, invece, chiederlo ad un’azienda del vino, vi risponderà che “grazie all’export i risultati sono in crescita” e che “in Italia è sempre più complicato lavorare”! Ora, come può riprendere la crescita economica in un paese in cui il principale obiettivo è “sopravvivere”? Chi ha governato fino a ieri (e rigovernerà con larghe intese anche domani) non ha favorito in alcun modo alcuna spinta alla modernizzazione, all’espansione dei mercati, al consolidamento di una vera meritocrazia finalizzata e orientata al miglioramento degli asset sociali, economici, comportamentali. Ce l’hanno messa tutta per farci passare la voglia….Il risultato del finto “rigore” è stato di garantire alle banche la possibilità di salvarsi dalla bancarotta, grazie anche all’impegno forzato ( e forzoso) di milioni di italiani “normali” che hanno visto impoverire le proprie risorse grazie a una politica fiscale che in ultima analisi ha azzerato i consumi, modificato gli stili di vita, imposto un abbassamento dei comportamenti che ci ha fatto regredire a trent’anni fa. Come se trent’anni di fatica, impegno, determinazione,coraggio, investimenti, consumi fossero valsi a nulla. Una vera tristezza, che ha visto i consumi tornare al livello degli anni settanta, grazie a una logica saccente, perversa e presuntuosa spacciata come necessaria per adeguarsi all’Europa (che, come in Germania, ha risolto da molto tempo problemi che da noi sembrano insormontabili, grazie a logiche corporative, arretrate, protezionistiche). Eppure questo è il momento in cui, se vogliamo salvarci, dobbiamo avere il coraggio di una rivoluzione, di un cambiamento totale che risponda a nuove logiche valoriali che rimettano al primo posto intelligenza, coraggio, spirito d’impresa. Visto che ci hanno fatto tornare indietro, dobbiamo mettere all’ordine del giorno i valori di un tempo, ritornando leoni e smettendola di fare le pecorelle ubbidienti. Forse ci schianteremo, ma almeno saremo stati noi stessi. Con o senza l’aiuto delle banche, dobbiamo ritrovare la spinta per nuovi progetti, strategie innovative, individuazione di nuovi target di clientela, riprersa dell’iniziativa a favore della qualità dell’offerta. Nella ristorazione e nell’hotellerie. Non dobbiamo deprimerci se ci chiedono di ritornare indietro, perché la mossa del gambero può paradossalmente farci ritornare forti, più forti di prima. Come? Ricominciando dal valore dell’uomo, dalle capacità dei singoli, dall’intelligenza e dalle riflessioni pacate che, insieme ad una analisi mirata dei potenziali comportamenti di consumo, può ridefinire i criteri di una ripresa che potrebbe essere anche più vicina del previsto. Per farlo, però, dobbiamo sbarazzarci di quanti vogliono ostacolare il libero pensiero e che, come in un regime odioso e detestabile, chiedono sacrifici finalizzati solo all’impoverimento generale. Con la sola, vergognosa, eccezione della casta che prospera e si allarga a dismisura, potendosi permettere di non lavorare e di ingrassare alle spalle dell’Italia migliore, costretta all’immobilismo da loro signori. (di Alberto P. Schieppati)

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